Un rinnovato presidio culturale nel Valdarno: l’Accademia del Poggio in Montevarchi

Lo scorso 6 dicembre si è tenuta l’inaugurazione della sede profondamente rinnovata dell’Accademia Valdarnese del Poggio in Montevarchi ad Arezzo, che comprende il Museo Paleontologico e la Biblioteca Poggiana, nata nel 1809 pochi anni dopo la fondazione dell’Istituzione con la quale si intendeva ridar vita «idealmente a quei conversari che Poggio [Bracciolini] teneva nella sua villa di Terranuova» [Giuseppe Tartaro. L’Accademia Valdarnese del Poggio. Due secoli di storia e di ricerca. Firenze : Aska, 2014, p. 7].

Per l’occasione sono state organizzate numerose visite guidate, proseguite fino a lunedì 8 con la partecipazione di un migliaio di persone, tenute anche dal presidente dell’Accademia, Franek Sznura, e dal direttore della Biblioteca, Lorenzo Tanzini.

Accademia del Poggio, veduta internaSi tratta di un risultato rimarchevole, sia considerando il precedente periodo di drastica riduzione dell’accessibilità delle risorse museali e bibliografiche in conseguenza dell’avvio, nel 2008, dei lavori di ristrutturazione dei locali dell’ex convento di San Ludovico a Cennano, sia anche quale primo concreto riscontro alle politiche messe in atto dalla presidenza dell’Istituto e volte a ribadire la mission dell’Accademia quale luogo di «libero esercizio della cultura e sviluppo etico della società» [cfr. Carta dei servizi della Biblioteca], vero e proprio «nucleo di resistenza civile in un momento drammatico di degrado morale e civile» [Tartaro, cit., p. 43], ormai conclamato anche in Valdarno. È significativo in questo senso che nella Carta dei servizi della Biblioteca se ne sia voluto rimarcare il ruolo pubblico di «patrimonio della comunità liberamente e gratuitamente fruibile», pur nel rispetto dell’identità dell’«istituzione di cui è parte» e delle ovvie «esigenze di conservazione» delle risorse bibliografiche e documentarie, e che le siano stati riservati nuovi spazi contestualmente al riallestimento del Museo paleontologico.

La Biblioteca, che ha una consistenza di circa 30.000 volumi, si identificava in precedenza principalmente con la Sala grande, che continua ad ospitare negli arredi originali il Fondo storico dell’Accademia accresciutosi nel tempo con i libri provenienti da alcuni conventi soppressi – nel 1813 quelli del Vivaio dell’Incisa e di Vallombrosa, nel 1866 dei Cappuccini di Montevarchi – oltre che da donazioni di privati, fra le quali nel 1873 gli 8.000 volumi del conte Filippo de’ Bardi. Ad essa si aggiungono i nuovi ambienti, che consistono in un locale per l’accoglienza degli utenti, la distribuzione dai depositi e le informazioni con postazioni per la consultazione dei cataloghi e delle banche dati, e nell’ampia sala di lettura, dove sono collocati ad accesso libero il Fondo Toscano – la parte viva della collezione avviata negli anni ’80 del Novecento, di carattere multidisciplinare con volumi riguardanti il Valdarno superiore o la Toscana più in generale – e una sezione di periodici, alimentata soprattutto dagli scambi attivi tra l’Accademia e numerose istituzioni culturali toscane, anch’essa riferibile a vari settori scientifici e di interesse regionale e locale.

Rispetto al passato, l’orario di apertura al pubblico della Biblioteca è stato ampliato (15-19 dal martedì al venerdì e 9-12 il sabato) grazie anche alla collaborazione con la cooperativa Itinera C.E.R.T.A e all’ausilio di volontari. Il materiale bibliografico moderno è reperibile dal catalogo della Rete Documentaria Aretina, della quale da alcuni anni la Biblioteca fa parte; mentre i libri antichi – la cui catalogazione informatica è ancora in corso – sono visualizzabili anche dalla sezione Libro Antico del catalogo SBN.

Tiziana StagiTiziana Stagi – Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze – tiziana.stagi(at)unifi.it