Billy Franceschi, un bibliotecario per amico

Riceviamo da Rino Pensato e volentieri pubblichiamo un appassionato ricordo di Gianfranco “Billy” Franceschi.

Avevo il triste incarico di scrivere un ricordo di Gianfranco Franceschi, per tutti Billy, subito dopo la sua partenza per un mondo sconosciuto. La mancanza di informazioni promesse e mai pervenute, il mio inconscio desiderio di allontanare il più possibile nel tempo il momento di mettere nero su bianco e certificare a me stesso che sì, era vero, Billy non era più su questa terra: questo e altro ancora hanno fatto sì che, oggi, a quasi un anno dalla morte – 30 gennaio 2021 – il ricordo diventi un omaggio per il 1° anniversario.

Billy, nato a Pistoia il 2 dicembre del 1937, ha passato una decina d’anni a Frosinone, dai nove anni fino ai sedici: quelli dell’adolescenza. Non conosco altri passaggi, per cui il mio ricordo lo colloca, presumibilmente, a Bologna, dall’adolescenza fino alla scomparsa. Era orgoglioso dei suoi natali, che in qualche modo lo facevano sentire quasi conterraneo del comune amico Francesco Guccini, che, come è noto, nativo di Modena, scelse, a un certo punto della sua vita, come luogo d’adozione affettiva, Pàvana nel pistoiese, dove tuttora vive e lavora.

Bastò pochissimo tempo perché diventassimo – io e Billy – grandi amici. Ci univano molte cose: l’amore per il buon vivere (vacanze e viaggi condivisi, visite a mostre e monumenti, ecc.),  la militanza politica e sindacale, la colleganza lavorativa (eravamo entrambi bibliotecari), che ci portò a condividere molti anni di militanza anche nell’Associazione italiana biblioteche. Nell’Aib ricoprimmo diverse volte incarichi dirigenziali, a livello regionale dell’Emilia-Romagna e anche a livello nazionale: fu segretario dal 1982 al 1985 e Presidente regionale (subentrato a chi scrive), dal 1985 al 1987; fu Vicepresidente del Comitato esecutivo nazionale dal 1994 al 1997, membro dello stesso dal 1991 al 1993, membro supplente del Collegio dei Probiviri dal 1997 al 2000.

Il nostro modo di vivere la professione era alquanto anomalo;  anche questo ci accomunava. Un suo vezzo era di chiamare “biblioteca” tutti i luoghi chiusi, dalle abitazioni ai luoghi del divertimento, a quelli della cultura. Se eravamo in un ristorante e le portate tardavano ad arrivare in tavola, si sentiva Billy esclamare, quasi arrabbiato: “allora, non si mangia in questa biblioteca?”. E  chiamava tutti i suoi amici “compagni”, parola che esprimeva un suo inconscio desiderio in fatto di politica.

Una caratteristica unanimemente riconosciuta a Billy era la sua versatilità. Il suo “mestiere” (o “professione”, come amano dire i bibliotecari delle ultime generazioni) era quello di operatore o dirigente di biblioteca. Ma Billy era, insieme, abilissimo amministratore, attivista culturale (non amava l’espressione a quei tempi in voga di “animatore culturale”), sindacalista, attivista politico, editore. È utile ricordare al riguardo, che Billy fu per diversi anni nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Bologna e tra i fondatori e consigliere d’amministrazione anche della casa editrice Clueb. Diresse, con chi scrive e con Paolo Malpezzi, dal 1991 al 1993, una collana dal significativo titolo di “Umor di libro”. Questa circostanza pone in risalto un tratto amabilissimo del suo carattere: lo spiccato senso dell’umorismo e, più ancora, una esplosiva miscela di sarcasmo e ironia.

Non sarebbe un ritratto completo di Billy Franceschi se trascurassimo altri tratti, molto forti e intensi, del suo carattere: la passione e la generosità. La prima gli consentiva di dedicarsi alle sue attività, alle sue iniziative (in tutti i campi), alle sue vicende umane con una vitalità e una determinazione fuori dal comune. La seconda fu alla base della sua “popolarità”. Aveva un numero incredibile di amici, che lo ammiravano e, soprattutto, lo amavano incondizionatamente: per tutti aveva, secondo le esigenze e le circostanze, una parola di incoraggiamento, di conforto nelle difficoltà. Alle parole seguivano, quando occorreva, i fatti: aiuti concreti, nelle forme più diverse e più adatte alle circostanze.

Si è detto che amava il buon vivere. Questo aspetto della sua personalità ebbe modo di manifestarsi al massimo grado in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Con l’aiuto dell’amatissima Giulia – sua compagna per moltissimi anni – mio e di mio fratello Guido, organizzò un pranzo-evento che si può, senza mezze misure, definire memorabile. Il luogo era la sala da pranzo  del Gaidello Club di Paola Bini, un magnifico agriturismo, di gran classe, nei pressi di Castelfranco Emilia. Il sontuoso e luculliano pranzo, a base di specialità emiliane, fu accompagnato da un convegno…per burla. L’evento passò come prima riunione della Galeatic Academia, presieduta, ovviamente, dal prof. Billi Franceschi. L’oggetto specifico del convegno era l’origine della “lingua galeatica”, una pseudo-lingua inventata sule pagine di “Linus” da Sergio Secondiano Sacchi, oggi Direttore artistico del Premio Tenco e autore di libri umoristici. Al convegno parteciparono, oltre a Billy, “Francesco Guccini, che presentò il “saggio critico… sull Homlet atto III scena I” di Guilerm Skuasabarda e il prof. Guido Pensato, direttore della Biblioteca Universitaria [sic! in realtà e…fatalmente “Provinciale”] di Foggia. Assente il prof. (?!?) Antonio Silva: “per dichiarata malattia e per la fortuna scientifica del simposio”. (“Linus”, 24, n. 1 -274- gennaio 1988). Il “convegno” fu molto acceso e vide su opposte posizioni Guccini, che sosteneva l’origine nordica del “galeatico” e Pensato, che ne sosteneva l’origine garganica.

Il Billy brillante ideatore di burle – viene da pensare a Le beffe di Olindo (Virgilio Brocchi, Cavallotti, 1946) i.e. Olindo Guerrini/Lorenzo Stecchetti, bibliotecario gaudente e burlone – tornava ad essere, all’occorrenza, il bibliotecario rigoroso, capace – per fare un solo esempio – di coinvolgere nel 1983 duecento persone o più nella presentazione della rivista “Biblioteche oggi”, in un memorabile incontro presieduto dal nostro carissimo Luigi Crocetti, con la partecipazione “straordinaria” di Umberto Eco. La biblioteca per lui doveva essere un soggetto attivo e vitale, ben al di là delle funzioni canoniche assegnatele dalla storia e dalla prassi comune. Presentazioni di libri, concerti di musica classica, mostre di pittura e mostre fotografiche, tra le quali va ricordata “A corpo libro”, con catalogo pubblicato dalla Clueb nella collana “Umor di libro”, immagini di lettori catturate da Mimmo Attademo, per conto della Biblioteca Provinciale di Foggia, sulle spiagge del Gargano, nell’ambito del progetto “Del leggere in spiaggia”. La sua Direzione portò la biblioteca “Walter Bigiavi” ai massimi  livelli di efficienza, cui contribuirono alcune importanti innovazioni, come la creazione di una Sala di consultazione e del servizio di “reference”.

Il bibliotecario Billy era anche un accanito lettore. La sua biblioteca privata, custodita da Dede Auregli, sua ultima devota compagna, ricca di qualche migliaio di volumi, soprattutto di storia e cultura politica, ma anche di letteratura e arte (cose che amava moltissimo); notevole e funzionale era la sezione culinaria, perché, tra gli hobby (o passioni) di Billy c’era la buona cucina, alla quale si dedicava come “degustatore”, ma anche come cuoco.

Riesce arduo, se non impossibile, contare gli incontri conviviali, occasioni nelle quali sfoggiava non solo il buon gusto e la rammentata competenza, ma anche le sue innate qualità di piacevolissimo conversatore, dalla battuta pronta e spesso “fulminante”. Tante altre cose si potrebbero dire di Billy bibliotecario, di Billy militante e soprattutto di Billy uomo. Chiunque l’abbia conosciuto porterà sempre nel cuore il suo bellissimo sorriso, la brillantezza del suo conversare, la sua disponibilità, il suo impagabile senso dell’amicizia, che ha arricchito la vita di tante persone, compresa quella di chi scrive e che ancora fatica a parlare di Billy al passato. Ci piace, perciò, chiudere con il saluto che Antonio Machado dedicò al suo giovane amico Federico Garcia Lorca, vilmente giustiziato dagli assassini franchisti: “Va’, Billy, dormi, riposa”.

Rino Pensato