DFP: risorsa informativa per i cittadini

Si è svolto nella mattina del 15 febbraio 2016, presso la Biblioteca Centrale “Guglielmo Marconi” del CNR, il seminario La DFP è in biblioteca: la documentazione di fonte pubblica online come risorsa informativa per i cittadini. A distanza di oltre vent’anni dall’esordio del Gruppo di lavoro sulle pubblicazioni ufficiali dell’AIB (1995-2001), da cui il progetto DFP ha preso le mosse, e già in vista del secondo decennale di operatività del Repertorio che dal 1997 seleziona e classifica risorse online di fonte pubblica, i redattori di DFP hanno proposto una riflessione sullo stato attuale dell’informazione istituzionale: se infatti è sempre crescente la disponibilità di risorse ufficiali in rete, molto rimane da fare sul fronte della consapevolezza che ne hanno i cittadini, destinatari ultimi dell’impegno comunicativo delle amministrazioni e della mediazione dei bibliotecari.

L’incontro di febbraio quindi, che pure si colloca su una linea di attività ormai tradizionale per il gruppo quale l’organizzazione di eventi formativi e momenti di condivisione di esperienze, è però quanto mai attuale per fare il punto sull’impatto dei recenti obblighi circa la «pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni», previsti dal cosiddetto “Decreto trasparenza” del 14 marzo 2013 (D.Lgs. 33/2013). Tra le novità, sono di particolare rilievo l’obbligo di pubblicazione dei «documenti contenenti atti oggetto di pubblicazione obbligatoria» (art. 8) sui siti istituzional, in un’apposita sezione per l’«Amministrazione trasparente» (art. 9); l’introduzione dell’«accesso civico», ossia la possibilità per il singolo cittadino di richiedere tutte le tipologie di dati previste dal decreto, anche in assenza di preciso interesse giuridico da parte del richiedente (art. 5); il modello cosiddetto “open by default”, che per «i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria» prevede la pubblicazione «in formato di tipo aperto» (art. 7), di fatto inserendo a pieno titolo i dataset e le varie elaborazioni degli open data tra le nuove tipologie documentarie in ambito DFP. Tutto ciò dovrebbe avere conseguenze positive sulla possibilità, per i cittadini, di interagire con le amministrazioni e anche di giudicarle, in un rapporto di maggior coinvolgimento con la gestione della cosa pubblica.

La scelta del CNR quale sede del seminario ha sottolineato il ruolo che la Biblioteca “Guglielmo Marconi” riveste nel progetto DFP come punto di riferimento per monitoraggio, raccolta e diffusione della produzione scientifica e tecnica nazionale. È con questo spirito che (dopo i saluti di apertura del direttore della Biblioteca, Alberto De Rosa, del Presidente AIB Lazio Vittorio Ponzani e della coordinatrice DFP Laura Ballestra) Marina Spanti e Maria Adelaide Ranchino hanno illustrato La collaborazione della Biblioteca del CNR con DFP, che si realizza attraverso un gruppo di lavoro per l’implementazione del Repertorio DFP negli ambiti di riferimento, con particolare attenzione alla fruibilità delle informazioni da parte di bibliotecari, ricercatori e tecnologi, ma anche dei cittadini mossi da semplice interesse personale.

Fernando Venturini (Biblioteca della Camera dei Deputati), nel suo intervento Tra leggi e sentenze: l’evoluzione dell’informazione giuridica e parlamentare per il cittadino, ha poi parlato del cammino che ha reso possibile avere liberamente in internet, oggi, buona parte della normativa, della giurisprudenza recente, della documentazione parlamentare, anche creando online comunità di specialisti (da Infoleges a JurisWiki) e risolvendo alcune criticità tipiche della ricerca giuridica, quali il collegamento tra diverse disposizioni e la ricostruzione della vigenza dei testi normativi (in particolare grazie a Normattiva, il portale della legge vigente). Eppure, questa massa d’informazione è ancora poco nota, rischiando di depotenziare anche gli sforzi fatti nell’elaborazione di una sintassi specifica per gli URL permanenti dei testi di leggi e decreti. Se da un lato ciò deriva da alcune debolezze del contesto culturale (presenza in rete dei cittadini italiani adulti inferiore alla media europea; comunicazione istituzionale che privilegia la diffusione di documenti rispetto all’attenzione alla ricerca; divulgazione giuridica legata più alla produzione che all’applicazione della norma), Venturini ha comunque evidenziato prospettive di miglioramento delle risorse informative disponibili, soprattutto nelle interfacce e nelle opzioni di ricerca per materia.

Altrettanto ricco di spunti l’intervento di Piero Cavaleri (Biblioteca LIUC) su L’informazione di fonte pubblica nei casi di crisi internazionali: una risorsa per le biblioteche civiche. Ampliando alcune considerazioni svolte in un suo recente articolo (Le migrazioni nei documenti e nei siti di fonte pubblica, “Biblioteche oggi”, 33 (2015), novembre, pp. 33-39), Cavaleri ha suggerito che un uso più sistematico della DFP e una più accurata citazione delle fonti da parte degli organi d’informazione di massa favorirebbero l’adozione di decisioni basate più sulla razionalità e meno sull’emotività, sia a livello politico che nella coscienza del singolo. L’abbondanza informativa rimane infatti inefficace se non va di pari passo con la capacità di creare relazioni tra le varie notizie e fonti per comprendere i contesti e sviluppare conoscenze, soprattutto nel caso di fenomeni complessi e di vasta portata. Nel delicato passaggio tra documento (libro sullo scaffale / risorsa in rete) e fruizione (lettura / accesso all’informazione) c’è ancora spazio per un’azione (pro)positiva: delle biblioteche come luoghi di connessione – di qui lo speciale accento sulle biblioteche civiche, attivatrici del momento di contatto col cittadino sul territorio – e dei bibliotecari come conoscitori della complessità, in grado di tradurla in tecniche e metodi di ricerca.

Per completare il quadro della documentazione istituzionale, Lucia Antonelli (Biblioteca dell’Albo Nazionale dei segretari comunali e provinciali, Ministero dell’Interno) ha proposto un contributo su Gli Open Data delle Regioni: dai dati grezzi alle App, rimarcando come la crescente disponibilità di dati in formato aperto e riutilizzabile non si traduca automaticamente nell’uso dei dati stessi. Un’efficace panoramica ha rilevato l’eterogeneità degli OD regionali quanto a contenuti, modalità di pubblicazione (tra portali dedicati e pagine web anche non istituzionali), livello di ricchezza e complessità, prospettive di cooperazione da sviluppare (come la partecipazione di alcune Regioni al Progetto Homer per la ricerca federata nei siti OD dei Paesi del Mediterraneo). Uno dei più significativi elementi di discontinuità riguarda le diverse opzioni di presentazione degli OD, da semplici dataset – tabelle di dati grezzi, poco fruibili – alle più intuitive infografiche e mappe interattive, fino alla rielaborazione dei dataset in applicazioni realizzate da sviluppatori soprattutto nei settori mobilità, sanità, turismo. Presenza innovativa e accattivante, anche le app hanno però punti critici: distribuzione regionale non uniforme, pubblicizzazione insoddisfacente, utilità talvolta discutibile, scarsità di concorsi per sviluppatori, presenza ancora parziale negli app store. Infine, sono stati segnalati utili strumenti online, tra cui il catalogo dei dataset della PA sul sito Dati.gov.it.

La seconda metà della mattina è stata ancora più centrata su singole esperienze e progetti in ambiti di applicazione specifici. Sulla Informazione di fonte pubblica per l’educazione economico-finanziaria si è concentrata Laura Ballestra (LIUC), con una rassegna comparata di risorse informative statunitensi e italiane valutate alla luce delle RUSA (Reference and User Service Association) Guidelines on Financial Literacy del 2014. Per l’Italia (dove l’alfabetizzazione finanziaria risulta inferiore alla media europea) emergono alcune debolezze, pur in presenza di iniziative diversificate: si sconta soprattutto una carenza d’armonizzazione, sia tra i percorsi formativi – guide, fumetti didattici, informazioni di base – proposti dalle varie istituzioni attive sul campo (tra cui spiccano, per le pagine web dedicate all’educazione finanziaria, Banca d’Italia e Consob), sia tra istituzioni e biblioteche, le quali potrebbero diffondere questi progetti tra i cittadini, pure creando collegamenti tra biblioteche specializzate e di pubblica lettura.

Maurella Della Seta (Istituto superiore di Sanità, Settore documentazione) si è concentrata invece su Informazione biomedica e il progetto Medusa (Medicina Utenti Salute in rete) per l’alfabetizzazione sanitaria attraverso lo sviluppo di un sistema informativo elettronico nel campo della salute, evidenziando il nesso tra l’accesso del cittadino all’informazione e le ricadute positive in termini di acquisizione di consapevolezza, ma anche di riduzione dei costi assistenziali e miglioramento nel rapporto coi medici. Parte integrante del progetto è l’attività formativa sul territorio, gestita da documentalisti e bibliotecari (per gli aspetti metodologici di ricerca e valutazione dell’informazione online) nonché da medici specialisti dei vari contenuti, nella prospettiva di realizzare un portale nazionale sul modello di quello inglese.

Su La documentazione ambientale: il caso dell’informazione sulla sicurezza nucleare tra accesso e diffusione selettiva è intervenuta Alessandra Ensoli (ISPRA) segnalando le principali fonti scientifiche e informative, nazionali e internazionali, riguardo i temi del nucleare. Luisa De Biagi e Flavia Cancedda (Biblioteca del CNR) hanno invece ripercorso la storia della documentazione Dalla Nota tecnica ai Persistent Identifiers: breve excursus sulla valorizzazione della letteratura scientifica; dalle riviste scientifiche del XVII secolo al progetto ArXiv, archivio elettronico di preprint alle soglie del nuovo millennio, fino alle attuali repositories disciplinari e al dibattito sull’accesso aperto, la letteratura grigia è sempre stata caratterizzata da una flessibilità che ne è al tempo stesso forza (di pervasività) e limite (nella conoscibilità). Per migliorarne diffusione e attendibilità, la proposta del CNR è di assegnare codici ISSN (dunque anche metadati) alle serie documentarie di letteratura grigia, suggerendo inoltre un ruolo attivo dei bibliotecari per sensibilizzare le amministrazioni in tal senso. In conclusione, si è riportata l’attenzione sulle previsioni normative circa i documenti di fonte pubblica quale stimolo all’uso di codici bibliografici identificativi e persistenti per la letteratura grigia, la cui più sistematica messa in rete dovrebbe agevolarne la diffusione.


Chiara De Vecchis – Biblioteca del Senato della Repubblica “Giovanni Spadolini” e Membro CER AIB Lazio – chiaradevecchis(at)email.it