Impara ciò che vuoi, ci pensa la biblioteca

Open access sì, ma su quale versante? Su quello della produzione di contenuti, liberamente accessibili sui siti web o nei repository delle facoltà universitarie? O anche, e soprattutto, su quello della distribuzione di contenuti, uniti in aggregazioni di facile consultazione, di stampo generalista o a vocazione disciplinare?

Da tempo il problema centrale dell’editoria a stampa è come facilitare l’accesso dei piccoli editori agli scaffali della libreria, superando la strozzatura distributiva. Il nodo cruciale per il futuro del libero accesso è come sistemare, comunicare e organizzare contenuti su piattaforme che siano anch’esse in open access. Tale dilemma è tanto più pressante in quanto i grandi gruppi editoriali operanti nel settore della comunicazione editoriale scientifica hanno lanciato riviste in libero accesso, appropriandosi di processi un tempo di stretta pertinenza di biblioteche o dei repository istituzionali. Come documenta con puntualità la lista Open Access Italia, la metodologia dell’APC (Article Processing Charges) ha rafforzato la posizione economica dei grandi gruppi e l’appetibilità delle loro piattaforme editoriali ed ha, al tempo stesso, indebolito ulteriormente il settore delle biblioteche, che sul filone dell’open access, sperava di costruire un modello alternativo di comunicazione editoriale.

L’iniziativa AIB Impara ciò che vuoi, ci pensa la biblioteca si colloca appunto sul versante della distribuzione delle conoscenze in libero accesso. Un gruppo di volontari AIB ha cominciato a catturare le url di MOOCs, tutorial e altri materiali didattici on line e a organizzarli in una pagina Wiki interna al sito dell’AIB. In altri termini, Impara ciò che vuoi è un repertorio bibliografico di voci classificate per argomento disciplinare e alimentato in modo spontaneo. Vista la facilità di costruzione, il repertorio si è accresciuto considerevolmente in poche settimane. Quando il numero di link sarà tale da identificare la pagina wiki dell’AIB come punto di riferimento per il settore, saranno previsti collegamenti a Impara ciò che vuoi a partire da varie voci di Wikipedia. Repertorio bibliografico è termine antico e apparentemente démodé in un’epoca di piattaforme dotate di servizi e di applicazioni user-oriented. Dov’è dunque la novità?

All’inizio di ogni servizio di distribuzione della conoscenza vi è sempre una lista, la prima e più elementare forma di organizzazione dell’informazione, come ricordava Umberto Eco. La lista è il modo in cui più contenuti sono classificati e comunicati ai loro destinatari; si tratta quindi di uno strumento che opera per definizione sul versante della distribuzione dei contenuti. Il passo successivo consiste nella trasformazione della lista in una piattaforma di servizi. NATSHELNATO Studies Open Portal, ad esempio, era solo un catalogo specializzato in analisi strategiche, rapporti pubblici e policy papers pubblicati da think tanks e organizzazioni (inter)governative. Su questo catalogo si è sviluppato un portale di aggregazione che aspira a diventare punto di riferimento nell’ambito delle relazioni internazionali.

Ora, quale strategia occorre adottare per i materiali didattici italiani in libero accesso (MOOCs, corsi on line, tutorial di apprendimento editi dalle pubbliche amministrazione), oggi distribuiti su piattaforme a libero accesso o sparsi nel vasto oceano della rete? Come trasformare questo materiale didattico in contenuti suscettibili di essere catturati all’interno di una strategia dell’attenzione? Cominciamo con l’osservare che il filone dell’autoapprendimento è in rapida ascesa. Nei video YouTube numerose competenze elementari di tipo pratico (come estrarre un chiodo o verniciare una parete) vengono comunicate in modo diretto da professionisti: lo spot pubblicitario di una piccola impresa è comunicato in forma di competenza condivisa. Questo modello di business così originale non è poi tanto dissimile da quello praticato da raffinate piattaforme di autoapprendimento. Una di queste è edX, prestigiosa piattaforma di aggregazione di MOOCs, in cui sono presenti materiali in e-learning offerti da istituzioni del calibro di MIT, Harvard e numerose altre importanti università, non solo americane. Questa forma di e-learning ha in qualche caso addirittura rovesciato il modello di autofinanziamento delle università, che non avviene più solo grazie alla retta d’iscrizione versata all’istituzione per accedere ai corsi accademici di tipo frontale. In edX, e in molti altri siti web di e-learning, i corsi sono offerti on line a titolo gratuito e la retta è pagata al momento del rilascio di crediti formativi. Grazie alla gratuità dell’accesso, i MOOCs si stanno rilevando un potente medium di autoformazione, alla stessa stregua dei manuali di self-help nell’Ottocento o delle enciclopedie tascabili e dei manualetti Bignami del secolo successivo. I MOOC non sostituiscono il classico manuale di apprendimento, né tanto meno le enciclopedie tascabili e i bignami, ma sono materiali didattici utili per la preparazione dello studente, così come per la formazione di persone semplicemente desiderose di sviluppare un percorso personale di apprendimento. Strumento di proiezione esterna del settore accademico, questi materiali costituiscono il modo principale attraverso cui le università adempiono alla “terza missione”, trasmettendo le conoscenze ai cittadini e assumendo un ruolo centrale per la crescita sostenibile delle società.

I MOOC della lista Impara ciò che vuoi, ci pensa la biblioteca sono in gran parte derivati dalle due piattaforme che aggregano la quasi totalità dei corsi universitari online prodotti in Italia. La prima è Federica, che presenta  circa 300 corsi blended e 75 MOOC. I corsi di Federica si prestano ad essere utilizzati secondo il modello flipped classroom (supporto-integrazione dei corsi in presenza) o invece a sostituire a pieno titolo la loro erogazione in aula. La seconda piattaforma è EDUOPEN, costruita in modo federativo. I partecipanti iniziali sono stati il Politecnico e l’ Università “Aldo Moro” di Bari e le Università di Ferrara, Foggia, Genova, Modena e Reggio Emilia, Parma e del Salento. Ad esse si sono aggregate altre sette università, tra cui Venezia, Milano Bicocca e Padova.  Le due piattaforme italiane di MOOC non sono però le uniche risorse disponibili nella lista AIB in cui sono incluse anche alcune lezioni tenutesi all’Università di Padova e altro materiale didattico edito dalla Pubblica Amministrazione.

Va infine ricordato, a testimonianza di come queste modalità di accesso all’informazione si iscrivano in una cornice culturale più ampia,  che Impara ciò che vuoi, ci pensa la biblioteca rientra nell’ambito del Goal 4 Istruzione di qualità: Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, perseguito dall’ASVIS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, incaricata di realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

 

Giuseppe Vitiello