Participatory librarianship and LIS education – David Lankes a Roma

"Quando ti giri verso gli scaffali pieni di libri
  volti le spalle alla tua vera collezione".

David Lankes


Il 13 luglio David Lankes, professore alla Syracuse University e autore dell’Atlante della biblioteconomia moderna ha incontrato alla Biblioteca Nazionale di Roma i bibliotecari italiani in un seminario organizzato dall’AIB in collaborazione con l’Ambasciata USA. È stata la seconda delle quattro tappe italiane dell’Expect More World Tour di Lankes, che il 10 luglio è stato alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia, il 14 alla American University of Rome, e il 15 alla Biblioteca Vaticana di Roma.

Dopo l’introduzione e i saluti del direttore della BNCR Andrea De Pasquale e del presidente AIB Enrica Manenti – che ha sottolineato l’importanza di individuare le competenze fondamentali per i bibliotecari in seguito alla legge n. 4/2013 che ha portato al riconoscimento delle professioni non regolate – Anna Maria Tammaro ha presentato il quadro dell’offerta formativa universitaria italiana (36 corsi di laurea triennale, 9 corsi di laurea magistrale, 1 master, 1 dottorato e 1 master di 2° livello), che tuttavia per il momento è totalmente incentrata sui beni culturali.

In occasione del convegno di Macerata del 17 ottobre 2014 (Conversazione sui nuovi scenari della formazione universitaria a partire dal libro “L’atlante della biblioteconomia moderna” di R. David Lankes), la stessa Tammaro aveva posto tre domande a suo parere essenziali per la formazione in ambito bibliotecario: il come e il perchè dell’essere bibliotecario hanno in Italia il medesimo peso nella formazione? si preparano figure professionali per un’attività che non dipenda esclusivamente da un edificio o un’istituzione chiamata biblioteca? la formazione del bibliotecario oggi è ancora basata sullo sviluppo delle collezioni, o piuttosto sulle molteplici relazioni con le comunità di utenti?

Uno degli obiettivi dell’AIB è proprio quello di costruire anche in Italia un ponte tra formazione universitaria e formazione professionale continua.

L’intervento di Lankes si apre con alcune storie, e con una foto della primavera araba: il 28 gennaio 2011, ad Alessandria, nel bel mezzo delle proteste, alcuni saccheggiatori e dimostranti si sono diretti verso la nuova Biblioteca di Alessandria, in qualche modo simbolo del potere di Mubarak. I manifestanti però si sono stretti attorno alla biblioteca per proteggerla, e lì sono rimasti per tutta la durata delle proteste: quando tutto è finito, la biblioteca era intatta.

Nel novembre del 2014 negli Stati Uniti, a Ferguson (Missouri), quando tutte le scuole e gli uffici pubblici sono stati chiusi a seguito delle proteste scoppiate per la mancata incriminazione del poliziotto che aveva ucciso un giovane afroamericano, le biblioteche della città sono state l’unica istituzione a rimanere aperta e a fornire un supporto concreto alla comunità. Lo stesso è avvenuto in circostanze analoghe a Baltimore (Maryland) nell’aprile di quest’anno: le biblioteche hanno scelto di rimanere aperte anche in mezzo agli scontri, per offrire aiuto e sostegno alla propria comunità in un momento di crisi. E non lo hanno fatto perchè “questo è quello che fanno le biblioteche”. Lo hanno fatto perchè alcuni bibliotecari hanno deciso di farlo, e così facendo hanno scelto di prendere posizione, di non rimanere neutrali di fronte al dolore e alle necessità dei loro concittadini.

Quello di cui le comunità hanno bisogno – secondo Lankes – sono bibliotecari “radicali e militanti”, decisi a cambiare le cose. Perchè da che mondo è mondo il progresso e la sopravvivenza della razza umana sono strettamente legati alla nostra capacità di cambiamento e di adattamento. E anche la professione del bibliotecario, se è davvero viva, deve contenere in sè la vocazione al cambiamento continuo: ed è per questa ragione che la formazione dei bibliotecari è di vitale importanza per la sopravvivenza della professione stessa.

Com’è noto, secondo Lankes la biblioteca è fatta più di persone che non di mattoni e di libri. I bibliotecari possono lavorare anche fuori dalle biblioteche mantenendo invariata la loro missione,che è quella di migliorare la società facilitando la creazione di conoscenza nelle comunità di riferimento. E questo lo fanno offrendo alle loro comunità accesso, conoscenza, un contesto, e delle motivazioni (come viene spiegato bene nel capitolo “Facilitazione” dell’Atlante), e mettendo in campo i valori tipici della loro professione, ossia credendo fermamente nell’importanza dell’apprendimento, dell’apertura, della libertà intellettuale e della sicurezza, e prefendo all’imparzialità l’onestà intellettuale.

Le biblioteche operano nel campo della conoscenza, e secondo Lankes la conoscenza non viene da quelli che lui chiama i “manufatti” – i libri, le opere d’arte, gli strumenti tecnologici ecc. – ma dalla conversazione che ne scaturisce (che può semplicemente essere una conversazione tra sè e sè, oppure una conversazione tra individui, o una conferenza pubblica…) e dal significato che noi costruiamo a partire da quella conversazione.

E se le biblioteche, come afferma (e come illusterà in modo più esteso nel libro di prossima pubblicazione The New Librarianship Field Guide) sono spazi dedicati alla conoscenza – spazi previsti per legge e facilitati, sostenuti dalla comunità, e in cui i bibliotecari si mettono a disposizione della comunità stessa; e se i libri – i database, gli iPad, le stampanti 3D ecc. – non sono che alcuni degli strumenti per raggiungere la conoscenza, allora che cosa bisogna insegnare ai bibliotecari?

Per rispondere a questa domanda Lankes riprende alcune parti del suo Atlante e in particolare il capitolo dedicato ai bibliotecari, individuando alcune competenze fondamentali: organizzazione dell’informazione, ricerca dell’informazione, servizio al pubblico, sviluppo della collezione, amministrazione, competenze tecniche, una sostanziale ambiguità (nel senso di apertura alla scoperta, alla sperimentazione e alla negoziazione), e la capacità di lavorare in gruppi interdisciplinari. Ma la verità è che tutte queste competenze sono soggette al cambiamento, nella misura in cui la società e il mondo non sono organismi statici e immutabili. Ragion per cui è indispensabile prevedere un modello di formazione continua e mai conclusa, in grado di rimettere continuamente in circolo e in discussione le informazioni e le competenze acquisite: un modello “circolare” alternativo a quello tradizionale più “lineare” (che prevede una laurea/certificazione professionale, quindi un master, poi eventualmente un dottorato… e basta).

All’intervento di Lankes sono seguiti quelli di Federica Marangio (traduttrice del capitolo “Bibliotecari” dell’Atlante della BIblioteconomia Moderna) ed Elena Corradini (che ha curato l’edizione italiana del libro insieme ad Anna Maria Tammaro, e ha significativamente intitolato il suo intervento “Le biblioteche e i bibliotecari italiani sono pronti?”, riflettendo in particolare sulle scelte linguistiche dell’Atlante).

La discussione è quindi proseguita con le domande dei presenti, che nella varietà degli argomenti toccati hanno riprodotto perfettamente la complessità e la vastità delle questioni messe in campo da Lankes e dalla sua idea di biblioteconomia. Alcune delle domande (con le relative risposte) sono state riportate dallo stesso Lankes nel suo blog.

Le osservazioni conclusive della mattinata sono state affidate ad Anna Galluzzi (responsabile dell’editoria professionale AIB) e Simona Turbanti (Osservatorio Formazione AIB), che hanno coordinato il dibattito. L’impressione complessiva è che la proposta di Lankes non escluda necessariamente l’idea tradizionale di biblioteca, e non intenda certo cancellare 4000 anni di storia. Il focus posto sui bibliotecari, che possono esistere anche senza e al di fuori delle biblioteche, non sminuisce l’importanza della biblioteca come luogo fisico, anche perchè – per usare le parole dello stesso Lankes – “la biblioteca è uno spazio sicuro da dove accedere a idee pericolose”. Si tratta di un valore difficilmente riproducibile – e a cui sarebbe sconsiderato rinunciare.


chiessi Sara Chiessi, CSBNO-Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest, sara.chiessi(at)gmail.com