Stelline 2015: la digital library accademica

Il convegno delle Stelline del 12 e 13 marzo scorsi ha proposto quest’anno un ricco programma dedicato alla biblioteca digitale e partecipata.

Nell’ambito delle biblioteche accademiche e di centri ricerca il dibattito si è concentrato soprattutto sull’accesso aperto. Ci si è chiesti quale possa essere il contributo della biblioteca nello sviluppo dell’Openness e quali siano i prossimi passi da fare in questo ambito. Parallelamente si è riflettuto su come sfruttare le potenzialità del digitale per creare nuovi servizi e competenze che permettano alla biblioteca di ricoprire un ruolo sempre più incisivo nel ciclo della ricerca.

Già in apertura di lavori la President Elect IFLA, Donna Sheeder, nel presentare la Lyon Declaration, ha introdotto la tematica dell’accesso all’informazione in epoca digitale, concentrandosi sul valore etico dell’apertura. Il documento, lanciato dall’IFLA nel 2014 a sostegno del diritto alla conoscenza, individua nell’accesso aperto il principio fondamentale per lo sviluppo della società e sottolinea il ruolo cruciale della biblioteca nel superamento del digital divide che tuttora riguarda parte della popolazione mondiale.

Gli scenari legati all’uso delle tecnologie digitali nelle biblioteche accademiche sono stati oggetto della sessione tenutasi in sala Volta giovedì pomeriggio.

Maria Cassella, dell’Università di Torino, ha presentato un’analisi delle sfide, degli strumenti disponibili e delle competenze necessarie alla gestione dei dati della ricerca in biblioteca. Negli ultimi anni i dataset della ricerca sono diventati oggetto di pubblicazioni autonome e alimentano un flusso di dati online senza precedenti, la cui gestione potrebbe rientrare fra i servizi offerti dalle biblioteche. Le criticità principali messe in luce da questo intervento sono legate alla mancanza di standard condivisi per la descrizione, citazione e riuso dei dataset che attualmente rende difficoltosa l’attività di data curation. Partendo dal presupposto che la biblioteca possiede gli strumenti per adeguarsi alle necessità dei suoi utenti, Maria Casella incoraggia “un cambio di paradigma”, orientato a una più stretta collaborazione fra bibliotecari e team di ricerca e allo sviluppo di un’organizzazione flessibile della biblioteca che stimoli nuove competenze.

A seguire l’editore Nicola Cavalli dell’Associazione Librinnovando, ha presentato alcune recenti pratiche di valutazione della ricerca (altmetrics), nate in ambiente digitale, il cui sviluppo è favorito dal libero accesso alla letteratura accademica. Le altmetrics si basano sulle interazioni che avvengono nelle comunità online, come ad esempio le condivisioni sui social network, le menzioni sui blog, i salvataggi su siti di social bookmarking sia di articoli sia di altri prodotti della ricerca (slide, dataset, materiale video ecc.). Queste metriche offrono un’indicazione di impatto, complementare a quella degli indicatori tradizionali e pertanto consentono una valutazione più efficace, adattata alle mutate condizioni di produzione e fruizione della ricerca.

Sempre in tema di Openness ha riscosso grande interesse il workshop di venerdì mattina su open data e open access, curato dal Gruppo Italiano Documentalisti Industria Farmaceutica e Ricerca BioMedica (GIDIF-RBM).

I relatori hanno discusso aspetti culturali e tecnici dell’accesso aperto concentrandosi particolarmente sui dati aperti della ricerca. La divulgazione dei dati in modalità open, cioè la loro pubblicazione con licenze aperte (es. Creative Commons) a fini di riuso, è da molti considerato un passaggio necessario per una scienza più solida.

In molti ambiti di ricerca manca ancora, da parte dei ricercatori, la sensibilità di conservare stabilmente i dataset e di renderli accessibili. In quest’ottica Elena Giglia dell’Università di Torino ha sottolineato la necessità che la biblioteca svolga un’azione di advocacy mirata a favore dell’accesso aperto, tenendo conto degli interessi di tutti gli attori della ricerca (singoli ricercatori, istituzioni, finanziatori).

Inoltre è stata ribadita in più interventi, in particolare in quello di Paola Gargiulo del CINECA, l’importanza di allineare il nostro paese alle normative internazionali che sempre più sono orientate all’apertura di pubblicazioni e dati prodotti con finanziamenti pubblici (es. “Open by default” del programma di finanziamento Horizon 2020). Gargiulo ha anche offerto spunti stimolanti per una concreta realizzazione dell’accesso aperto descrivendo la decennale (2003-2013) attività  tecnica e progettuale a favore di Open Access e Open Science svolta dal CINECA (es. PLEIADI, Open Journal System, National Open Access Desk – OpenAIRE, Research Data Alliance ecc.).

Da un punto di vista tecnico si è discusso di come incrementare il potenziale informativo dei dati rendendoli interoperabili. Andrea Gazzarini, software engineer, ha illustrato progetti per gestire, riusare e disseminare i Linked Open Data e ha incoraggiato a utilizzare in biblioteca piattaforme non proprietarie.

Durante il convegno non si è parlato solo di biblioteche accademiche, ma vivace è stato anche il dibattito sulla digital library pubblica.

Enrico FranceseEnrico Francese – Biblioteca Nato Defense College, Roma – efrancese(at)gmail.com

 

 


Chiara Rebuffi

Chiara Rebuffi – Biblioteca dell’Istituto Superiore di Sanità – chiarareb81(at)gmail.com