Il bibliotecario nella nuova comunità. Riflessioni dal convegno “Ridisegnare le mappe”

Si è svolto giovedì 27 novembre a Treviso, nella splendida cornice della Fondazione Benetton Studi e Ricerche, “Ridisegnare le mappe – per una nuova geografia bibliotecaria” organizzata dal Polo Biblomarca in collaborazione con l’Associazione Culturale Scenari e il patrocinio della Provincia di Treviso, la Regione del Veneto e la Sezione veneta dell’AIB.

La giornata era inserita all’interno de “La casa sull’albero” la manifestazione che dal 2004 si occupa di indagare stili e pratiche della promozione della lettura.

Disegnare le mappe

Dal 2004 partendo dalla Biblioteca di Casier, il Polo Biblomarca ha idealmente costruito una casa in cima ad un albero per potersi permettere il lusso di discutere oziosamente e poter far tesoro delle conversazioni e guardare lontano.

Quest’anno si è pensato di spostare per la prima volta l’oggetto della ricerca. Non più la lettura e la sua promozione. O meglio: non solo. Il libro di per sé è un oggetto inerme, potenzialmente un’arma potentissima, ma che si innesca solo nel momento in cui delle mani lo aprono e lo sfogliano, degli occhi lo leggono, una voce da corpo alle parole che contiene. I libri, con buona pace degli amanti della lettura, da soli in Italia arrivano ad una percentuale troppo bassa di lettori, hanno bisogno di essere sostenuti, promossi, fatti conoscere. I potenziali promotori della lettura sono parecchi, dagli insegnanti passando per i librai. Quest’anno però si è spostata l’attenzione sui mediatori, su un mediatore in particolare: i bibliotecari.
Facendo nostra la (molto) discussa intuizione di David Lankes che dice: “La missione dei bibliotecari consiste nel migliorare la società facilitando la creazione di conoscenza nelle comunità di riferimento.” si è messo al centro della riflessione i bibliotecari cercando di individuare quale può essere il nuovo ruolo che può avere all’interno della propria comunità.
Si è concentrato lo sguardo su quelle istituzioni che in Regione Veneto sono presenti in quasi tutti i paesi e le città e che con un ruolo diverso in relazione al proprio contesto svolgono attività di promozione della lettura e della conoscenza più in generale quasi quotidianamente servendo (ancora) una piccola parte della popolazione.

Arrivare ad intercettare i bisogni della cittadinanza in anni in cui i nostri device mobili soddisfano spesso molti nostri desideri immediati, è una delle grandi sfide che un bibliotecario ha davanti: trovare un nuovo modo di essere bibliotecari per essere figura (o una delle figure) centrale nella propria comunità.

Da sinistra: Angela Munari, Angela Di Iorio, Elena Corradini

Da sinistra: Angela Munari, Angela Di Iorio, Elena Corradini

Abbiamo scavallato il secolo quattordici anni fa, ci siamo lasciati alle spalle un “secolo breve” e siamo entrati nel secondo millennio, nel futuro, con la “sola” paura del millennium bug (che molti neanche ricordano fosse l’ipotesi che col cambio data sarebbero saltati i nostri computer). Dopo una decina d’anni ci siamo accorti che siamo davvero entrati nel futuro (uno dei tanti che il tempo ci riserva giornalmente; un futuro che era già cominciato da vent’anni almeno), e che la rivoluzione (quella digitale, per chi non l’avesse capito) come ogni cambiamento epocale richiede dei cambi di paradigma.
Ci hanno aiutato nell’indagine Elena Corradini della Biblioteca di Ala che ha collaborato alla traduzione italiana de “L’Atlante della biblioteconomia moderna” di David Lankes, un’occasione per guardare con occhi nuovi a una professione che è mutata nel tempo e che, forte di alcuni princìpi di fondo, deve continuare a mutare per avere senso, oggi e in futuro.

Angela Di Iorio di Sapienza Università di Roma col suo approfondimento sulla conversazione per la conoscenza digitale ha configurato il bibliotecario moderno come una nuova professione, non solo partecipativa ma essenziale nella conversazione con i membri di detta “società della conoscenza”, spesso travolti dalla velocità dei suoi pervasivi paradigmi digitali.

Angela Munari, Presidente AIB Veneto, ha abbozzato l’analisi di tre aspetti essenziali in Lankes, quali comunità, conoscenza e bibliotecari, in rapporto al contesto legislativo e socio-culturale americano e italiano. Ha proposto quindi delle linee guida per una nuova biblioteconomia moderna il cui pilastro rimane la mediazione delle conoscenza in relazione ai bisogni della propria comunità di riferimento reale e virtuale.

A contestualizzare le intuizioni di David Lankes alla realtà regionale ci hanno pensato Davide Girardi della Fondazione Nordest e Giulio Negretto della Regione del Veneto.

All’affacciarsi di nuove lingue e nuovi alfabeti (ma anche di nuovi uomini) avremo bisogno di vocabolari, di interpreti che sappiano cogliere i nuovi idiomi, i nuovi stili di vita e che facciano da ponte tra il vecchio e il nuovo. E di luoghi in cui questo passaggio possa avvenire. In cui il passaggio sia graduale (pur cogliendo il fatto di vivere in un tempo di rivoluzione dal punto di vista tecnologico, e quindi sociale); luoghi in cui passato e futuro possano dialogare in forma dialettica, con qualche immancabile e salutare scossone, ma con la continuità di una visione che mette al centro l’uomo e il suo bisogno di conoscenza e socialità. Uno di questi luoghi, secondo noi, è la biblioteca. Ovviamente, diranno i nostri affezionati lettori. Ovviamente, sì, ma non in modo scontato. La biblioteca che cominciamo ad avere in mente, che cominciamo a delineare da lontano, sull’albero, non è la stessa biblioteca che l’immaginario ci consegna da qualche secolo. E pure i bibliotecari stanno cambiando pelle, sono figure ibride ancora, in corso di ridefinizione.

 

Livio VianelloLivio Vianello –  Lettore ed operatore culturale – liviovian(at)gmail.com