What happened in library?  Un seminario internazionale a Roma

Il seminario internazionale What happened in library?, svoltosi il 27 e 28 settembre scorsi all’Università di Roma Sapienza, ha affrontato diversi aspetti cruciali del ruolo delle biblioteche.

Alberto Petrucciani, introducendo i lavori, ha posto l’interrogativo centrale: quali sono stati  ieri  e quali possono essere oggi il ruolo e la funzione delle biblioteche in rapporto con i propri utenti? In quattro sessioni gli intervenuti hanno tentato di dare una risposta al quesito affrontando tematiche molto diverse.

Nella sessione d’apertura Biblioteche, lettori, storia, attualità: orizzonti aperti, coordinata da Angela Nuovo, è stata posta l’enfasi sulla frequentazione delle biblioteche da parte dei lettori e sulle loro scelte di lettura  in contesti storici e culturali eterogenei: Arianna D’Ottone Rambach si è soffermata sul mondo islamico; Antonio Manfredi sulla  funzione della Biblioteca Apostolica Vaticana dalla sua fondazione al secolo  XIX; Mark Towsey sulla sfera culturale anglofona al di là e al di qua del’Atlantico nel secolo XVIII; Flavia Bruni ha esaminato alcune banche dati che archiviano esperienze di lettura di diverse comunità, soffermandosi in particolare su The Reading Experience Database (RED, <http://www.open.ac.uk/Arts/reading/UK/> dedicato al mondo inglese tra il 1450 ed 1945.

Nella seconda sessione, Le biblioteche pubbliche oggi tra irrilevanza, conflittualità e consumerismo, coordinata da Vittorio Ponzani, Chiara Faggiolani e Anna Galluzzi hanno presentato una ricerca sul campo su dodici biblioteche pubbliche secondo il metodo “narrativo”; Lorenzo Baldacchini si è chiesto se la trascuratezza dalla quale sono caratterizzate le biblioteche italiane non sia causa e, al tempo stesso, effetto della crisi attuale e ha proposto  l’adozione di un “nuovo PIL”, il Prodotto Intellettuale della Lettura; Aurora Gonzalez-Teruel ha ridimensionato il mito dell’utente come focus dell’interesse bibliotecario, evidenziando l’importanza da sempre dedicata all’assetto professionale dei bibliotecari ed al ruolo dei finanziatori e degli amministratori, pubblici e privati, dalle cui scelte dipende la vita delle biblioteche; Mariangela Roselli si è occupata dell’impatto delle biblioteche pubbliche francesi che operano nelle periferie, evidenziando il mancato coinvolgimento dei giovani nella loro attività e l’esclusivo uso a supporto agli studi dei bambini. In questo scenario la  tendenza a  trasformare le biblioteche stesse  in “case dei servizi sociali”, se da un lato  è un’apertura ai cittadini più svantaggiati, dall’altro rappresenta il rischio di  snaturarne la funzione di veicolo culturale più complessivo.

Nella sessione Domande, risposte e nuove domande della ricerca sull’uso delle biblioteche, coordinata da Simonetta Buttò,  Simona Turbanti ha affrontato alcune controverse questioni sull’utilizzo delle biblioteche nell’antichità classica;  Lorenzo Mancini ha esaminato il rapporto tra l’Ordine dei Gesuiti e l’istituzione bibliotecaria; Enrico Pio Ardolino ha affrontato le tendenze evolutive nella storiografia delle biblioteche; Eleonora De Longis si è concentrata su due istituti stranieri nella Roma post-unitaria, il Deutsches Archaologisches Institut e l’École Française de Rome;  Denis Merklen, discutendo del drammatico fenomeno delle biblioteche incendiate nelle periferie parigine, ha evidenziato come rappresenti una protesta estrema verso una realtà sociale percepita come diversa ed estranea agli autori degli incendi, una realtà  con la quale non vale neanche la pena confrontarsi, e rafforzando così una tendenza all’esclusione di ampi strati sociali.  Al tempo stesso ha sottolineato il silenzio dei media francesi su questi episodi, rivelatore di una sottovalutazione complessiva di un grande disagio sociale.

Infine, nell’ultima sessione, Luoghi della lettura collettiva e cultura del Novecento: ricerche per una mappa, coordinata da Simonetta Soldani,  Laura Desideri ha parlato della frequentazione dei giovani intellettuali nella Firenze primo-novecentesca della biblioteca del Gabinetto Viesseux; Chiara De Vecchis ha esaminato quei luoghi di lettura che sono stati i circoli ed i club di lettura presenti in tutt’Europa  dal Settecento all’Ottocento; Alessandra Toschi, sulla base dei registri della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e della Biblioteca popolare del Comune di Bologna, ha ricostruito i percorsi di lettura di Carlo Michelstaedter e del giovane Alessandro Asor Rosa, padre del famoso italianista Alberto;  Antonella Trombone ha scoperto come nella Biblioteca di Potenza, grazie alla giovane e coraggiosa bibliotecaria Teresa Motta,  internati e confinati del regime fascista avessero libero accesso per i loro studi;  Domenico Scarpa ha illustrato l’humus intellettuale della Torino einaudiana attraverso lettere e dichiarazioni di alcuni dei grandi scrittori che l’hanno animata, Natalia e Leone Ginzburg, Primo Levi, Carlo Fruttero e Franco Lucentini.

Le stimolanti conclusioni di Giovanni Solimine  hanno chiuso i lavori che, stante l’importanza delle tematiche affrontate, ci si augura,  possano essere presto oggetto di una specifica pubblicazione.

 

 

Angelo Ariemma

CDE “Altiero Spinelli”

Università di Roma Sapienza