Nati per Leggere motore dell’ascensore sociale

Un gradito ritorno per l’Associazione: Igino Poggiali, già nostro Presidente nazionale, racconta, assieme a Giancarlo Biasini, la genesi del progetto di “Nati per Leggere” che compie i suoi “primi” venti anni di età.

Igino Poggiali e Giancarlo Biasini

In una conversazione di questa estate sul tema dei venti anni di “Nati per Leggere”, ci siamo accorti, con molto piacere, che la frase che dà il titolo a questo articolo era, per entrambi, quella che fotografava meglio la visione, che ciascuno di noi due ha, di questa straordinaria pratica che è insieme educativa, sanitaria, di resilienza sociale.
Abbiamo deciso così di firmare insieme questo articolo, anche per sottolineare in modo più immediato che la forza di questo programma, che compie i vent’anni, sta ancora nell’originale energia che deriva dall’alleanza tra pediatri e bibliotecari allargata poi progressivamente e con spirito paritario a tutte le altre figure e professioni che intervengono sullo sviluppo del bambino nel periodo 0-6 anni, a partire dai genitori.
Tutto era partito da un incontro a casa di Giancarlo l’11 agosto del 1999, nella veste rispettivamente di Presidente del Centro per la Salute del Bambino e di Presidente dell’AIB, nel quale potei apprezzare con entusiasmo il nascente interesse di quella parte del mondo pediatrico che si raccoglieva attorno alla Associazione Culturale Pediatri (ACP) per il progetto dei pediatri americani dell’ospedale pediatrico di Boston per la promozione della lettura ad alta voce ai bambini fin dai primi mesi di vita con il supporto in Italia di Rita Valentino Merletti.
Concordammo che io sarei andato al loro Congresso ad Assisi il 5-7 ottobre successivo per conoscere i suoi associati e verificare, nel contatto personale con molti di loro e ascoltando le loro relazioni quali potevano essere i profili di una possibile collaborazione per questo straordinario e apparentemente impossibile obiettivo.
Ci mettemmo subito al lavoro mobilitando i migliori professionisti delle nostre tre organizzazioni, tra i quali Giorgio Tamburlini, presidente ACP e Giovanna Malgaroli per l’AIB e molti altri Grazie al contributo organizzativo e metodologico del Centro per la salute del Bambino, che fin da allora si prese a carico le attività di segreteria organizzativa del progetto e che dura fino ad ora, si riuscì a dare una struttura concreta ai nostri desideri e sogni.
Già nel maggio del 2000 all’interno del XLVI Congresso AIB che si tenne nella Fiera del Libro di Torino, (ora Salone) avevamo portato, tutti insieme, AIB , ACP e Centro per la Salute del Bambino il debutto di Nati Per Leggere come la miglior buona pratica, riconosciuta già in quell’occasione, per diffondere l’amore per il libro e la lettura a partire dai primi mesi di vita. (1)
Ringraziamo ancora una volta Ernesto Ferrero che fu entusiasta di ospitare il Congresso e di tenere a battesimo il nostro debutto sulla scena nazionale del libro di gran lunga più prestigiosa così come Paolo Messina, direttore della Civica di Torino, Eugenio Pintore dirigente della Regione, purtroppo recentemente scomparso e tanti altri che si trovano elencati nella relazione del Presidente che riportava tradizionalmente le posizioni del Comitato Esecutivo Nazionale.(2) In quella occasione ci schierammo apertamente a fianco del Salone del Libro e in difesa della sua permanenza a Torino, contro le spinte che già allora volevano portare il Salone in altre città come per esempio Milano. Quell’anno in rappresentanza del Governo venne Tullio De Mauro, da pochi giorni Ministro della Pubblica Istruzione e ci sembrava davvero che l’Italia stesse cominciando a cambiare!
Da quell’anno in poi NPL e poi anche NPM sono stati sempre più sostenuti dal Salone del Libro anche perché è riconosciuto da tutte le statistiche dell’industria editoriale che questo Programma ha fatto crescere in maniere rilevantissima la produzione editoriale per i bambini e i giovani.
Sono passati venti anni da quell’inizio avventuroso ed entusiasmante. Abbiamo fatto un cammino enorme risolvendo insieme, giorno per giorno montagne di problemi grazie all’impegno che, anche se in misura diversa, tutti hanno profuso.
Ora ci si pone una domanda: che cosa facciamo nel terzo decennio? Che scade più o meno in coincidenza con l’Agenda 2030 dell’ONU sulla quale la parte migliore dell’umanità sta traguardando le sue azioni per lo sviluppo sostenibile scandito in 17 obiettivi.(3) In Italia ha tra i suoi principali animatori e promotori ASVIS fondata e presieduta da Enrico Giovannini, un economista che ha avviato il progetto per la misura del Benessere Equo e Sostenibile (BES)(4). E’ un indice, sviluppato dall’ISTAT e dal CNEL, per valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, come ad esempio fa il PIL, ma anche sociale e ambientale e corredato da misure di disuguaglianza e sostenibilità.(5) I suoi indicatori sono fondamentali per lo studio della situazione economica sociale e culturale delle nostre popolazioni e per individuare, territorio per territorio, le priorità.
Premesso che tutto quello che è stato fatto finora va proseguito e difeso ci permettiamo di fare alcune sottolineature e suggerimenti per le scelte strategiche e metodologiche che dovrebbero far diventare e fare, di conseguenza, riconoscere Nati per Leggere come motore dell’ascensore sociale. E provocare gli effetti che da questa vocazione, presa con più determinazione, possono essere raggiunti.
Può sembrare un’affermazione troppo assertiva. In realtà possiamo sostenere che è molto vicina alla realtà già ora e prenderà sempre più significato e concretezza se riorganizzeremo le priorità raccomandate mettendo la lotta alla povertà educativa ai primi posti.
A conforto della nostra affermazione/slogan per il 3° decennio ricordiamo che nel secondo decennio numerose ricerche facevano comprendere che NpL aveva effetti che andavano al di là della literacy. L’abitudine alla lettura poteva limitare nei gruppi che la adottavano rispetto ai controlli comportamenti adolescenziali di tipo aggressivo e uso di sostanze. Un’eccellente rassegna sistematica sull’argomento fu quella del 2009 della nostra amica e tutelare Perri Klass. Si dimostrò poi che una buona literacy diffonde i suoi effetti anche sulla health literacy cioè sulla salute futura.
Le neuroscienze diedero strumenti per comprendere meglio il meccanismo di azione di ciò che si stava facendo. La conoscenza del funzionamento dei neuroni specchio spiegava il fenomeno della risonanza nella lettura fra adulti e bambini e faceva comprendere il meccanismo dell’efficacia del consiglio ai genitori di farsi vedere leggere e manipolare libri e giornali dimostrando piacere.
Gli economisti con le ricerche di Heckmann e dei suoi collaboratori dimostravano economicamente vantaggioso investire negli anni del progetto. Un documento di 15 premi Nobel dell’economia raccomandava questa pratica ai governi spiegando che un aumento dell’1% della literacy può determinare un aumento del PIL di 1,5% in 35 anni.Il “National Institute of Child Health” pubblicò il volume “Child Care and Child Development”. Fu l’inizio del grande capitolo dell’ Early Child Development che correggeva il concetto della immodificabilità delle tappe geneticamente prefissate nello sviluppo e affermava il concetto dell’ “ambiente contagioso” specialmente nei primi 1000 giorni. Una conseguenza fu che nel 2013 usciva un documento “politico” della commissione sui determinanti sociali della salute e ancora sullo stesso tema il documento programmatico della regione europea dell’OMS per il 2015-2020: “il comportamento, la cultura che circonda il bambino nei primi tempi della vita ha effetti che si prolungano nella vita adulta”. Infine un anno fa, il 22 agosto 2018, è stato lanciato a Ginevra il documento Nurturing care for Early Childhood Development (6) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che richiama i governi in campo educativo, sanitario e delle politiche sociali, ad assicurare “a tutti i bambini e le bambine la migliore partenza possibile nella vita”.
Non possiamo in questa sede entrare troppo nei dettagli ma possiamo dire senza esitazioni che gli strumenti di lavoro che abbiamo citato sono già parte della cassetta degli attrezzi dei nostri coordinatori nazionali e locali, dei formatori e di conseguenza di tutta la ricca e fantastica comunità degli attori di NPL e NPM. I materiali che pubblichiamo rendendoli in gran parte accessibili via web, le relazioni ad ogni livello che curiamo ci consentono di rafforzare questa vocazione e missione che ha sempre caratterizzato la nostra cultura e i nostri valori fin dagli inizi. Anzi ci piace ricordare che fin dai primi contatti con i colleghi americani dal lontano 1991 questa valenza ci aveva sorpreso ed interessato moltissimo.
Il primo pensiero venne da un articolo comparso su “American Journal of Diseases of Children” che descriveva il progetto Reach Out and Read (ROR) da due anni attivato a Boston dai pediatri dell’ospedale civico per bambini. Suggeriva la lettura in famiglia in età prescolare per i bambini che frequentavano gli ambulatori dell’ospedale, quasi tutti di famiglie povere. Avevano immaginato il progetto i pediatri B. Needelman e B. Zuckerman. Il pensiero sotteso era che la lettura avrebbe migliorato il successo scolastico nei bambini che ne avevano più bisogno. Sarebbe stato uno strumento di quello che già allora si chiamava “ascensore sociale”. Per la scarsa diffusione dei libri fra le famiglie povere il progetto adottò come strumento il “regalo del libro” e, insieme, le indicazioni date, dai pediatri, sulla utilità future della lettura e sul piacere che nasceva da questa. L’interesse aumentò nel 1998 dopo la lettura di un articolo sul valore empirico del progetto. Pamela High lo valutava nelle famiglie cittadine low income, che assomigliavano molto allo Zen di Palermo o a Scampia di Napoli. Pamela riscontrava come l’adesione al progetto aumentava il numero di famiglie che leggevano in casa insieme ai bambini. In Italia si cominciò a pensare all’ attuazione del progetto dei pediatri americani Non si può non pensare dopo 20 anni alla preveggenza del modello americano del ROR che intendeva utilizzare la lettura per rompere il ciclo della povertà.
Sappiamo perfettamente che NpL negli anni è cresciuto ma sappiamo abbastanza su chi sono coloro che ci hanno ascoltato? Assomigliano ai bambini di Pamela High? (7) Ci si può chiedere se un progetto rivolto a chiunque entri nelle biblioteche o negli ambulatori dei pediatri di famiglia o negli asili nidi non rischi di aumentare le disuguaglianze aumentando il potere di chi già sa. Anche perché è venuto a mancare il regalo del libro da parte delle amministrazioni locali che lo hanno sostenuto negli anni in cui il progetto è stato valutato (2000-2005). Oggi, rispetto ad allora, i bambini sono diminuiti, ma i bisogni si sono moltiplicati.
I ragazzi in povertà assoluta fino a 17 anni (non abbiamo dati di sola età prescolare) sono rimasti stazionari dal 1999 al 2011 poi hanno cominciato a crescere rapidamente e sono più che triplicati secondo i dati del 2016. E’ cresciuta la necessità di occuparsi specialmente di loro.
Una novità interessante, nel senso di NpL, è quella dei Villaggi per crescere coordinata dal Centro per la Salute del Bambino. E’ destinata alla ricerca della povertà educativa. Si tratta di spazi gratuiti, in aree a rischio di povertà educativa gestiti da operatori e volontari formati che operano in locali messi a disposizione da comuni, istituti scolastici, nidi, e biblioteche o da privati e dedicati alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni, perché possano stare insieme, piccoli e grandi, per scoprire e fare nuove e diverse esperienze, che rinforzano il loro legame e aiutano il bambino nel suo sviluppo.
Questo modello può essere riprodotto laddove se ne trovino le condizioni e può essere accompagnato da tante altre misure che possono essere sostenute e gestite allargando per quanto possibile la rete di relazioni con le istituzioni, le imprese, i sindacati, tutto il terzo settore a partire dalle organizzazioni internazionali come Save the Children che ha dati molto affidabili e recenti sulla situazione dell’infanzia.(8)
Occorre ribadire comunque che le strutture strategiche per gestire il Programma e farlo crescere nel suo impatto sono le biblioteche pubbliche che devono comunque organizzarsi con maggiore determinazione, anche su iniziativa degli enti proprietari che possono dare risorse aggiuntive. Una biblioteca forte sostiene gli studi dei pediatri per il loro ruolo insostituibile nell’accendere nei genitori il bisogno di adottare questa pratica per il bene dei loro figli. Laddove le cose funzionano secondo le linee guida organizza il dono del kit NPL con libro ai nuovi nati, in biblioteca e dal pediatra. La biblioteca sostiene e organizza il lavoro dei volontari collabora con le librerie, gli asili, le scuole dell’infanzia, e via così. Il vero problema è che in tante parti d’Italia le biblioteche non ci sono e se ci sono non sono in grado di mettere in atto NPL. Ma questa è una battaglia di civiltà per le infrastrutture della conoscenza che il paese deve affrontare in ogni caso.
Di tutto questo il Gruppo di coordinamento NPL ha descritto gli elementi essenziali con dati statistici di grande efficacia in un Rapporto che sarà distribuito il 26 settembre al convegno nazionale e sarà anche disponibile sul sito di Nati per leggere.(9) Dal rapporto si ricava che nel 2018 lavorano a NPL NPM 2243 biblioteche, 1703 pediatri che raggiungono almeno 295.274 bambini, i pediatri contattano 84.943 bambini su 439.747 nuovi nati e si mobilitano per questa causa ben 6368 volontari.(10) Tutto ciò con mezzi finanziari e risorse umane invariate ed una realtà che è in funzione anche oggi e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi e anni.
Uno degli obiettivi del terzo decennio dovrebbe dunque essere quello di raggiungere tutti i bambini che nascono in Italia a partire dai più poveri. Abbiamo calcolato che per dare a tutti il kit NPL alla nascita basterebbero meno di 12 milioni di Euro da suddividere tra 8000 Comuni, venti Regioni, tutte le ASL, tanto non profit e sponsor.
Abbiamo dimostrato con evidenze scientifiche che NPL è la medicina più efficace contro l’ignoranza ed ha avuto 20 anni di test positivi. Insistiamo dunque per coalizzare tutte le energie della comunità nazionale e ce la faremo! In sostanza dobbiamo convincere prima di tutto noi stessi per poter convincere il resto del mondo che la promozione della lettura, della conoscenza, della literacy non è “solo” questione culturale, ma, è senza dubbio un tema fondamentale per le politiche economiche, sociali, della salute e del benessere equo e sostenibile. Dobbiamo quindi portare le nostre proposte sui tavoli di quei ministeri e dimostrare come gli interventi che noi proponiamo siano funzionali al miglior successo delle strategie di sviluppo complessivo del Paese.
Anche l’AIB, ancora nel 1997, nella relazione introduttiva al XLVI Congresso tenutosi a Napoli, aveva rimarcato l’importanza della rottura del recinto che confina le biblioteche a questione culturale e sollecitava l’attenzione e l’interesse del Governo nell’incentivare tutti i cittadini e in particolare i giovani ad investire sulla propria intelligenza attraverso il sostegno di consumi e comportamenti desiderabili.(11) Molte delle misure sollecitate allora sono poi diventate in parte realtà, come il Bonus docente o il Bonus cultura per i 18enni. Non è accaduto certo perché lo avevamo detto noi ma è accaduto tanti anni dopo. Per proseguire su questa strada, per arrivare subito ai bambini poveri, perché non prevedere che nelle famiglie con bambini e ragazzi fino a 18 anni, che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza, gli acquisti di libri per i piccoli non intacchino l’importo assegnato fino ad una cifra di 50/100 euro al mese? L’impatto sarebbe che i libri arriverebbero subito ai bambini e ragazzi, sicuramente poveri, ed essi comincerebbero subito a lavorare sulle loro competenze ed abilità, i librai e gli editori venderebbero subito più libri, nessuna burocrazia si dovrebbe muovere con costi notevoli e perdite di tempo!
E perché non tornare a rendere la scuola gratuita per i meno abbienti fino all’Università compresa come già fecero i governi del centro sinistra alla fine degli anni 60? Molti di noi non avrebbero fatto l’Università senza il generoso presalario di allora, ce lo vogliamo ricordare? Adesso con i tagli siamo diventati il paese UE con meno laureati.Dove vogliamo andare?
Per quanto riguarda poi i lavori socialmente utili che i titolari del reddito di cittadinanza dovrebbero prestare ai loro comuni per 8 ore a settimana, visto che l’emergenza è la crescita della capacità intellettuale della popolazione specie di quella delle periferie, perché non arruolarli in una legione di Angeli delle biblioteche, delle scuole degli studi dei pediatri e metterli al fianco di bibliotecari, insegnanti, medici per allargare la partecipazione culturale delle comunità? Ne ho parlato con dirigenti dei centri per l’impiego e con bibliotecari e li ho trovati molto favorevoli.
Rispetto alla povertà non è ancora scontato per nessuno e tanto meno per questa politica che la lettura sia in sè uno strumento per interrompere, o almeno invertire, il ciclo della povertà, in particolare per i minori, e dovrebbe essere una componente sostanziale delle politiche di emersione dal disagio economico.
A fronte del reddito di cittadinanza, oltre alla ricerca di un lavoro, dovrebbe diventare fondamentale un bilancio delle competenze ed un avvio immediato delle attività di acquisizione di nuovi saperi e competenze tra le quali il “leggere e comprendere” è fondamentale per un inserimento lavorativo. Per gli adulti la capacità di lettura e comprensione è fondamentale per quella strategia ormai passata in secondo piano del Lifelonglearning, apprendimento lungo tutto l’arco della vita che è il solo mezzo che hanno i lavoratori per prevenire la perdita del lavoro a seguito dei cambiamenti tecnologici, insomma come hanno detto tanti saggi “istruzione, istruzione, istruzione!”
Insomma proviamo ad incrociare le strategie di NPL con quelle dello sviluppo del paese nel suo complesso. Abbiamo un nuovo Governo che ha grandi ambizioni e che ha messo la lotta alla povertà tra gli obiettivi fondamentali. Facciamoci sentire! E ricordiamoci che, come dice Einstein, Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati.

Note
(1) https://www.aib.it/aib/congr/c46/npl.htm
(2) https://www.aib.it/aib/congr/c46/s12a.htm3
(3) https://asvis.it/agenda-2030/
(4) https://www.istat.it/it/archivio/224669
(5) https://www.istat.it/it/files//2018/12/Approfondimento_Le-disuguaglianze-verticali-nel- Bes.pdf
(6) http://www.natiperleggere.it/wp/wp-content/uploads/2018/10/Nurturing-care-ita-x-sito.pdf che già nell’introduzione contiene un programma politico pronto per tutti i governi del mondo:
Qual è uno dei modi migliori in cui la società può dare impulso al benessere condiviso, promuovere una crescita economica inclusiva, espandere le pari opportunità e porre fine alla povertà estrema? La risposta è semplice: investire nello sviluppo infantile precoce. L’investimento nello sviluppo infantile precoce è un bene per tutti i governi, imprese, comunità, genitori e caregiver, e, soprattutto, neonati e bambini piccoli. Aiutare ogni bambino a realizzare il suo diritto di sopravvivere e crescere è anche la cosa giusta da fare. Inoltre, investire nell’ECD (early childhood development – sviluppo infantile precoce) è economica-mente vantaggioso: per ogni dollaro speso negli interventi di sviluppo infantile precoce, il ritorno economico può arrivare a 13 dollari.
(7) Indagine triennio 2008-2011:pediatri 700, biblioteche 1036, bambini coinvolti 181.000.Indagine 2016: pediatri 1.118, biblioteche 1934, bambini coinvolti: 240.689.
(8) https://www.savethechildren.it/press/infanzia-la-povertà-assoluta-italia-colpisce-12-milioni-di-bambini-e-adolescenti-e-aumentano
“La retorica della “centralità” dei bambini e delle famiglie racconta un Paese che non c’è. Basta scorrere le pagine dell’Atlante per leggere una storia diversa: l’infanzia è la vera “periferia” dell’Italia.” continua Valerio Neri. I bambini e gli adolescenti sono infatti sempre più ai margini della popolazione in termini demografici: nel 1987 erano il 23,2% del totale e oggi superano di poco il 16%, a fronte degli over 65 che sono cresciuti dal 12,6% al 21,2%. Minori che si ritrovano anche ai margini dello spazio pubblico, se è vero che 94 bambini su 100 tra i 3 e i 10 anni non hanno modo di giocare in strada, solo 1 su 4 trova ospitalità nei cortili, e poco più di 1 su 3 ha la fortuna di avere un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare. Ai margini della politica, per effetto di una spesa pubblica che negli anni della crisi economica, pur crescendo in termini assoluti, ha tagliato la voce istruzione e università dal 4,6% sul PIL del 2009 al 3,9% del 2015-16, mentre altri paesi europei rispondevano alle difficoltà di budget in maniera diametralmente opposta aumentando questa voce di investimento fino al 5% del PIL. Una forbice in negativo con l’Europa che si riscontra anche sui fondi per ‘famiglia e minori’ fermi in Italia ad un esiguo 5,4% della spesa sociale, contro l’11% di Germania, Regno Unito e Svezia e ben al di sotto della media UE attestata all’8,5%. I minori in Italia sono soprattutto, e sempre di più, ai margini della ricchezza, se si considera che la povertà assoluta riguarda il 12,1% di loro, non fa distinzioni tra bambini e adolescenti (12,4% fino a 3 anni, 11,4% da 4 a 6 anni, 12,3% 7-13 e 11,8%14-17) e pesa sul quotidiano di 702.000 famiglie con minori (10,9%). La povertà relativa riguarda 1 minore su 5 e, a conferma di un trend negativo, chi ha oggi meno di 17 anni ha una probabilità di diventare povero cinque volte più alta rispetto ai propri nonni. Si rimanda anche all’Atlante delle periferie dei bambini https://atlante.savethechildren.it/index.html dove vengono rappresentate in modo grafico le zone più a rischio per i bambini nel tessuto delle nostre città.
(9) Nati per Leggere (NpL) 1999-2019 La storia, le attività, i risultati, le prospettive
a cura di Valeria Balbinot, Elisa Maria Colombo, Giovanna Malgaroli, Alessandra Sila, Giorgio Tamburlini Centro per la Salute del Bambino (CSB), Edito da Centro per la Salute del Bambino, Trieste, settembre 2019
(10) I nati nel 2018 sono stati 439.747 su una popolazione di 60.483.973 mentre nel 2000, anno di inizio di Nati Per leggere erano stati 543.039 su una popolazione di 57.679.876 quindi oltre 100.000 nati in meno all’anno.
(11) https://www.aib.it/aib/editoria/97-11con1.htm Questo pacchetto di provvedimenti diventa un contributo al rilancio di un’economia e di consumi qualificati, ecocompatibili, che mettono a valore un’energia che non costa niente e cioè l’intelligenza. Crediamo inoltre che questa sia una delle forme più sane di incentivazione all’industria editoriale sia per i prodotti tradizionali che per quelli dell’editoria elettronica.Se apprezziamo dunque il lavoro del governo rispetto al risanamento della finanza pubblica critichiamo invece vigorosamente l’incapacità di valorizzare l’intelligenza di un’intera generazione lasciata al margine del sistema produttivo dissipando spesso l’investimento formativo comunque fatto su di essa.Noi crediamo che un giovane che studia o che cerca un lavoro sia già al servizio della Nazione e che debba sentirsi sempre e comunque parte della sua comunità, debba condividerne le responsabilità, abbia diritto comunque a giocare un ruolo più o meno importante ma comunque si debba sentire in cammino con gli altri.Non c’è poi condizione più orribile della disoccupazione unita al senso di esclusione, già grave per chi ha investito su di sé per dare il proprio contributo alla ricchezza del paese, ancora più grave per chi non possiede strumenti e opportunità culturali.Il concetto di piena occupazione si raggiunge considerando remunerabile in qualche forma anche l’attività destinata al proprio sviluppo intellettuale, alla propria formazione professionale. Ogni individuo diventa così, come dice Gunter Pauli, un anticorpo contro il degrado della piccola parte di Paese che egli abita. Il costo della sua remunerazione farà risparmiare costi immensamente più alti in termini di repressione e di recupero della devianza. Tali prospettive enunciava già Ernesto Rossi nel suo ancor attualissimo saggio del 1942 che portava l’efficace titolo Abolire la miseria.