Stelline 2015: la digital library pubblica

Collezioni, connessioni e comunità. Intorno a queste tre parole chiave si è costruita la ricca conversazione del Convegno Stelline 2015. La biblioteca che si costruisce coinvolgendo la propria comunità e modellandosi su di essa: questo è stato il tema principale che si è cercato di discutere, osservandolo dalle mille sfaccettature che questa ricca, complessa e multiforme visione comporta. Che cosa significa realizzare una biblioteca partecipata? Come coinvolgere la propria comunità all’interno di spazi digitali? Come può il digitale – nelle collezioni come nei servizi – aiutare le biblioteche a dialogare attivamente? Il fatto che lo stesso titolo del convegno si presenti con una doppia dicitura bilingue, usando in inglese il termine “digital library” e in italiano “la biblioteca partecipata” sembra quasi voler suggerire che l’uno sia il sinonimo dell’altro, che la partecipazione sia imprescindibile dal digitale e che il digitale abbia come naturale conseguenza la partecipazione. Sulla base di questo ottimismo i due giorni hanno visto succedersi interventi e dibattiti molto interessanti.

Nel pomeriggio di giovedì, in sala Manzoni, si è parlato di biblioteche pubbliche, in una sessione impreziosita dal contributo di due ospiti straniere: C. Bunner della biblioteca di Stoccarda, e Ingrid Bon dell’IFLA.

Bunner ha illustrato il percorso di innovazione compiuto dalla biblioteca di Stoccarda, di cui è direttrice. La Stadtbibliothek Stuttgart ospita, nei suoi spazi rinnovati e moderni, servizi di registrazione musicale, postazioni informatiche e multimediali, spazi per ragazzi, collezioni cartacee, in una sinergia di successo, tanto da farle meritare, nel 2013, il riconoscimento da parte dell’Associazione Biblioteche Tedesche di Migliore Biblioteca dell’anno.

Ingrid Bon ha rivolto la sua attenzione alle biblioteche per ragazzi, e a come il mondo del digitale può e deve essere integrato nei servizi bibliotecari in modo da accogliere le esigenze educative, creative e formative dei più piccoli.

In mezzo a loro Maria Stella Rasetti, protagonista di un appassionato intervento su un tema caldo degli ultimi anni: come una biblioteca può essere la base per le comunità di maker. La cultura dei maker, espressa nei cosiddetti “FabLab” e sostenuta da intellettuali come Anderson o Luna, è uno dei tanti fenomeni in cui il futuro si realizza nel presente. In America le biblioteche hanno adottato con entusiasmo le sfide e le proposte della cultura Maker, e si sono fatte carico di soluzioni innovative e sperimentali. Sulla scia di questi esempi la biblioteca di Pistoia ha aperto un Makerspace all’interno di una bilbioteca pubblica, ospitando quindi un nuovo servizio per i cittadini che possono familiarizzarsi sulle nuove tecnologie, partecipare a corsi di formazione, fruire di spazi condivisi per la sperimentazione, il gioco, la realizzazione di progetti. Il tutto nell’ottica di un’integrazione perfetta con la funzione tradizionale della biblioteca di offrire strumenti per lo sviluppo e l’apprendimento.

Nella seconda parte della sessione si è parlato specificamente di comunità digitali. Valeria Baudo ha fornito un’ottima panoramica dei concetti chiave: che cos’è una comunità, e come si caratterizza una comunità online; quali sono i passi strategici per crearla e gestirla; come si coinvolgono i membri e come si misurano i risultati. Un consiglio finale per le biblioteche: vedere gli spazi fisici e gli spazi digitali allo stesso modo come un “terreno di gioco” dove bisogna sapientemente individuare i giocatori e le regole per interagire.

Virginia Gentilini e Francesco Mazzetta, infine, hanno raccontato attraverso le loro esperienze dirette di come le comunità di bibliotecari hanno saputo collocarsi all’interno della dimensione digitale delle proprie biblioteche. La prima ha raccontato il progetto di BiblioMediaBlog, con il quale bibliotecari di biblioteche aderenti al servizio di prestito digitale hanno saputo collaborare per offrire un costante e apprezzato servizio di informazione e supporto ai propri utenti, usando un blog. Il secondo ha invece raccontato il percorso di ReteIndaco, mostrando il percorso di crescita con cui una comunità di biblioteche ha saputo dare vita a un complesso percorso di integrazione di risorse digitali nei propri cataloghi.

La giornata di venerdì pomeriggio è stata dedicata alle biblioteche digitali, con uno sguardo più ampio che ha abbracciato discorsi diversi e tutti molto interessanti. Si è iniziato col parlare di collezioni, e a questo proposito è stato notevole, come sempre, l’intervento di Gino Roncaglia. Roncaglia ha evidenziato le relazioni molto strette che i servizi bibliotecari digitali intrecciano con le offerte degli editori. Questo insieme di relazioni non è districabile, tanto che Roncaglia è arrivato ad affermare che le parti in causa sono tutte parte dello stesso gioco, parte “dello stesso sistema e dello stesso mercato”, e come tali non possono non dialogare. Il pubblico e il privato, il no-profit e il commerciale possono e devono convivere. Le biblioteche, ha concluso, devono abbandonare una certa “pretesa di Purezza” e imparare a dialogare anche con entità commerciali o private.

Non a caso dopo di lui ha parlato Giulio Blasi, A.D. di Horizons Unlimited, la società a cui fa capo Medialibraryonline, aggregatore di contenuti digitali per biblioteche. Presentando un nuovo servizio di sottoscrizione di pacchetti di ebook per le biblioteche, Blasi ha analizzato i modelli concorrenziali presenti sul mercato e ha offerto lo spunto per ragionare su come le biblioteche possono inserire questi servizi nella loro offerta.

Con Andrea Zanni, presidente di Wikimedia Italia, il convegno è uscito per un momento dal mondo strettamente bibliotecario per provare a conversare in maniera più ampia sui possibili modelli di collaborazione online. Zanni ha fatto un entusiasmante e concitato intervento intorno agli spazi collaborativi possibili nel digitale: prendendo spunto da esperienze di successo di comunità online, quali Stack Overflow, Zooniverse, siti di Q&A come Quora, la stessa Wikipedia, ecc., ha esposto le caratteristiche di queste comunità digitali e ha provato a chiedersi se e come sia possibile applicarle al mondo delle biblioteche. Con una provocazione conclusiva ha confrontato il sistema gerarchico e rigido di SBN – concepito in un’epoca ben anteriore al web – con il sistema orizzontale e flessibile del mondo wiki.

L’intervento conclusivo di Tommaso Paiano ha rievocato per certi versi quello di Maria Stella Rasetti del giorno prima, e ha presentato le opportunità delle biblioteche nel porsi come spazi di collaborazione aperta. Paiano è partito dal concetto della sharing economy per spiegare il fenomeno del co-working, e ha mostrato esempi di successo in cui le biblioteche possono ospitare attività di cooperazione. In questo modo le biblioteche, esulando dai servizi tradizionali ma senza perdere la propria identità, possono aprirsi a un ruolo di spazio di collaborazione e luogo di partecipazione attiva per i cittadini. In questo caso la conversazione e la partecipazione non avvengono semplicemente nel digitale, ma partono dalla fisicità della biblioteca come spazio in cui il digitale può essere uno strumento di amplificazione.

Durante il convegno non si è parlato solo di biblioteche pubbliche, ma vivace è stato anche il dibattito sulla digital library accademica.
Enrico FranceseEnrico Francese – Biblioteca Nato Defense College, Roma – efrancese(at)gmail.com

 

 


Chiara Rebuffi

Chiara Rebuffi – Biblioteca dell’Istituto Superiore di Sanità – chiarareb81(at)gmail.com