Competenze digitali, competenze trasversali: il cambiamento nella professione

Il sistema economico contemporaneo sta vivendo la cosiddetta fase della Digital Transformation che caratterizza la quarta rivoluzione industriale. Tutti i settori della produzione industriale e dei servizi sono contraddistinti dall’uso delle nuove tecnologie, dall’automazione, dalla digitalizzazione e dalla connettività diffusa generando nuovi modelli organizzativi e di impresa con la conseguente richiesta di nuove professionalità o di personale con un elevato livello di competenze digitali. L’Italia si sta avviando a vivere questa quarta rivoluzione industriale e nel mondo del lavoro si nota la crescente domanda di figure professionali che,  oltre alle conoscenze e competenze specifiche della professione, siano in possesso anche di quelle competenze digitali indispensabili per affrontare le sfide future e la trasformazione digitale in atto.

Da un’indagine del Sistema Informativo Excelsior (1) realizzato da Unioncamere e dall’Anpal (2017) si evince che non solo le imprese italiane faticano a trovare professionalità con competenze digitali (e-skill) sviluppate ma che addirittura i candidati risultano impreparati. Un altro aspetto interessante di questo studio è che nel  Paese si continua a parlare, da tanti anni ormai, di alfabetizzazione digitale, ma il problema è che non basta più la conoscenza dei fondamenti degli strumenti digitali, ciò che serve è la costruzione di una vera e propria cultura digitale che conduca verso la comprensione e il senso critico di questo fenomeno complesso: «Non si tratta solo di addestrare a specifici strumenti quanto di educare» (A. Granelli).

Ecco, quindi, che accanto alle competenze digitali diventano sempre più indispensabili anche le competenze umanistiche, vale a dire la capacità di sviluppare pensiero critico e di riflettere, e le competenze trasversali (soft skill), intese come abilità comportamentali e relazionali dell’individuo (lavorare in gruppo, problem solving, saper comunicare e ascoltare, autocontrollo).

Dai risultati dell’indagine Excelsior, presso le imprese italiane, le abilità tecnologiche più richieste, per i profili professionali sono: le competenze digitali (57,7%), vale a dire la capacità di utilizzare internet e di gestire strumenti di comunicazione visiva e multimediale; la capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici (50,9%), ed infine la capacità di applicare tecnologie 4.0 per innovare processi di produzione (34,2%), in cui rientrano la conoscenza e la valutazione qualitativa e quantitativa dei Big Data o dei sistemi di cyber-security.

Tra i settori che richiedono maggiormente le competenze digitali si trova il campo dell’istruzione e della formazione, ossia i profili con competenze umanistiche, nel quale possono a buon titolo rientrare anche i bibliotecari, nel ruolo ormai riconosciuto di “formatori” per lo sviluppo di una cittadinanza attiva, ed “educatori” all’uso degli strumenti digitali attraverso la ricerca consapevole in rete di dati, informazioni e documenti. In particolare,  tra  le figure di specialisti più richieste, per le quali il possesso di competenze digitali ha un elevato grado di importanza, docenti ed esperti in progettazione formativa si collocano al settimo posto, subito dopo gli ingegneri elettronici. Per trovare invece specifiche statistiche sui bibliotecari bisogna ricercare tra i dati del Sistema informativo sulle professioni, pubblicati sul sito web di Excelsior-Unioncamere.

Le competenze ritenute più importanti per la professione risultano essere quelle trasversali, soprattutto vengono ritenuti indispensabili flessibilità e adattamento (86%) e la capacità di lavorare in gruppo (69%), seguono il  problem solving (6%) e il lavorare in autonomia (6%). Molto apprezzate anche le abilità comunicative con la capacità di comunicare in italiano le informazioni dell’azienda (23%) e poi in lingua straniera (5%). Il dato che stupisce riguarda le competenze tecnologiche richieste, che risultano in percentuali bassissime per il profilo del bibliotecario, i cui compiti ed attività vengono definiti, sommariamente, con il distribuire i volumi chiesti dagli utenti, occuparsi  di ricerca  bibliografica, fornire  informazioni inerenti  a volumi e materiali presenti in biblioteca; gestire la biblioteca catalogando e riordinando i libri, inserire sul pc i dati dei libri prestati agli utenti; assistere i clienti in biblioteca, ricercare i testi e sistemarli negli scaffali; archiviare i testi nei database, fare la schedatura, il riordino e l’inventario. Evidentemente si tratta della descrizione di un profilo con un grado di responsabilità e specializzazione basso (2), in quanto vengono tralasciate tutta una serie di compiti ed attività fondamentali elencati nella Norma UNI 11535, che definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza tecnico-culturale per lo svolgimento dell’attività professionale di bibliotecario e dove il possesso e lo sviluppo delle competenze digitali e tecnologiche sono una componente essenziale della professione: progettare, tutelare e sviluppare le raccolte; gestire le risorse umane, patrimoniali e finanziarie; acquisire e gestire le attrezzature e i sistemi informativi alimentati dalla biblioteca; programmare, promuovere ed erogare servizi di carattere educativo e culturale; svolgere attività di studio e di ricerca nel campo della biblioteconomia e delle discipline affini e collegate.

Molte tra le competenze elencate richiedono la conoscenza di formati digitali, di metadati e di piattaforme per la produzione documentale, la capacità di utilizzare attrezzature tecnologiche avanzate (hardware e software) per la gestione di collezioni digitali o il prestito di risorse elettroniche, per affrontare le sfide di una professione in continua e rapida evoluzione poiché legata alla ricerca, valutazione e accesso di informazioni di qualsiasi tipologia. Ed è bene ricordare come da anni i bibliotecari in AIB sono impegnati nella diffusione e sviluppo delle competenze digitali che necessariamente comprende la competenza informativa che oggi beneficia soprattutto di fonti e strumenti digitali (Information Literacy), e che è intesa “come l’insieme di abilità, competenze, conoscenze e attitudini che portano il singolo a maturare nel tempo, durante tutto l’arco della vita, un rapporto complesso e diversificato con le fonti informative” (3) , grazie al lavoro del Gruppo di studio sulla IL e ai corsi di aggiornamento riconosciuti dal MIUR rivolti ai docenti, senza contare le numerose iniziative formative attivate dalle sezioni regionali sull’argomento.

Sono, inoltre,  numerosi i documenti nazionali e internazionali (Piano nazionale Scuola Digitale, Raccomandazione del Consiglio Europeo relativa alle competenze chiave, Una nuova agenda per le competenze per l’Europa, etc.) che promuovono l’acquisizione, oltre che delle competenze di base, delle competenze digitali al fine di sostenere e favorire la realizzazione personale, la salute, l’occupabilità e l’inclusione sociale in un’epoca complessa e caratterizzata da rapidi e profondi cambiamenti, per cui il  ruolo delle biblioteche e dei bibliotecari nella formazione di queste nuove abilità, nelle comunità di riferimento, è fondamentale.

Per poter svolgere al meglio questo compito i bibliotecari non devono farsi trovare impreparati, nell’ottica di un apprendimento che dura tutta la vita, acquisendo sempre nuove competenze e rafforzando quelle già in possesso, anche  in vista del nuovo piano di assunzioni che il Ministro per i Beni Culturali Bonisoli  ha annunciato recentemente per superare il blocco del turn over in biblioteche, archivi e musei. Sulla scorta dei dati INPS, sui tassi di pensionamento nel settore pubblico, si stima che nel periodo 2015-2019 per la classe professionale “Specialisti in discipline linguistiche, letterarie e documentali”, in cui rientrano i bibliotecari, si prevede un aumento degli occupati pari a un 11,2%, un valore al di sopra della crescita media. La base occupazionale dovrebbe aumentare quindi di 11.247 unità e il trend è in ulteriore crescita per il periodo 2019-2023 (4). Queste stime e l’intero scenario incoraggiano i bibliotecari a portare avanti le iniziative intraprese, riaffermando un  ruolo attivo e propositivo nel mercato del lavoro e nel più vasto contesto sociale.

Riferimenti 

(1) Unioncamere – ANPAL, Competenze digitali. Sistema Informativo Excelsior. Analisi della domanda di competenze digitali nelle imprese italiane per il 2017,  Roma, Unioncamere, 2017.

(2) Secondo la statistica del Sistema Informativo Excelsior il 76,7% degli assunti nel 2017, per lo più con contratti a tempo determinato (84%), è in possesso di un diploma secondario e solo il 23,3% di un titolo universitario. <https://excelsior.unioncamere.net/banca-dati- professioni/bdprof_scheda.php?cod=2.5.4.5&r=9999>.

(3) Sara Chiessi, Information literacy – formare nuove competenze nelle biblioteche pubbliche, Convegno  Bibliotecari al tempo di Google. Profili, competenze, formazione, Milano, 17-18 marzo  2016.<http://hdl.handle.net/10760/29128>

(4) Cfr. <http://fabbisogni.isfol.it/scheda.php?id_menu=14&id=2.5.4.5.2&limite=4&testo_subpercorso=OCCUPAZIONE%20NEL%20MEDIO%20TERMINE> e Unioncamere – ANPAL. Sistema Informativo Excelsior. Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine 2019-2023. <https://excelsior.unioncamere.net/index.php?option=com_content&view=article&id=341&catid=107&Itemid=1694>.

Manuela De Noia, membro Osservatorio Formazione AIB

manuela.denoia@gmail.com