Il 23 aprile è morto Armando Petrucci

La notte del 23 aprile si è spento, a Pisa, a 86 anni, Armando Petrucci, professore emerito della Scuola Normale e insigne paleografo italiano.
Romano, laureato in Paleografia e Diplomatica all’Università di Roma, aveva mosso i primi passi nelle carriere dell’archivista e del conservatore di manoscritti alla Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana. Docente per molti anni presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma, dove chi scrive lo ebbe come maestro, era stato professore di Paleografia e Diplomatica all’Università di Salerno e all’Università di Roma La Sapienza.
Notevoli le sue esperienze di docenza internazionale: negli U.S.A., presso la Newberry Library di Chicago, la Michigan University di Ann Arbor, la Stanford University, a Parigi più volte presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales e presso il Collège de France. Alla Scuola Normale insegnò dal 1991 fino alla pensione e poi in qualità di professore emerito. Dire che il suo nome era familiare ai bibliotecari italiani non rende conto dell’importanza di Petrucci nella formazione di almeno tre generazioni di professionisti della biblioteca e non solo di quelli che si sono specializzati nella conservazione e gestione dei manoscritti. Titoli come quelli dell’Universale Laterza: Libri, editori e pubblico nell’Europa modernaLibri, scrittura e pubblico nel Rinascimento, e soprattutto Breve storia della scrittura latina (1992), La scrittura. Ideologia e rappresentazione (1986) e La descrizione del manoscritto. Storia, problemi, modelli (1984) hanno fatto parte per anni del bagaglio professionale di tanti bibliotecari. Vogliamo però ricordare la magistrale introduzione alla traduzione italiana de L’apparition du livre di Lucien Fabvre e Henri-Jean Martin (1977) e il polemico Primo non leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal 1861 ai nostri giorni (1976), scritto insieme a Giulia Barone, dove il rigore e l’acume dello studioso si sposavano felicemente con la sua vocazione alla polemica politica, uno dei tratti più autentici della sua personalità. Anche per questa vena, il debito della nostra professione verso di lui è molto grande. Non sarà facile fare a meno del suo magistero e della sua autorevolezza universalmente riconosciuta. Ai suoi familiari e in particolare alla moglie Franca, le condoglianze di AIB notizie.

Lorenzo Baldacchini