Il protocollo d’intesa per i servizi di biblioteca negli istituti penitenziari italiani. Origini e sviluppi.

La storia delle moderne biblioteche carcerarie italiane, non più intese come minuscole biblioteche popolari riservate a particolari e disagiate categorie di cittadini, è lunga oltre 20 anni.  Risalgono infatti ai Novanta le prime esperienze di collegamento con le biblioteche pubbliche del territorio: Torino, Roma, Milano, Ravenna attivarono il servizio grazie a convenzioni e accordi stipulati tra le amministrazioni penitenziarie e gli enti locali. Le basi per il superamento dell’isolamento delle varie realtà bibliotecarie in carcere furono poste nel 1998 al Salone del libro di Torino, attraverso la realizzazione di un primo colloquio tra magistrati, operatori di biblioteca e del volontariato, attivi presso diverse biblioteche carcerarie italiane.

La nascita dell’ABC,  Associazione Biblioteche carcerarie, voluta fortemente dal prof. Giorgio Montecchi, da Emanuela Costanzo e da altri colleghi e la contestuale possibilità per i detenuti e gli internati di usufruire dei libri presenti in biblioteche e centri di lettura pubblici (a mezzo di opportune intese e purché con la stessa ubicazione dell’istituto), rappresentarono l’avvio di un percorso scandito dai 4 Convegni nazionali delle biblioteche carcerarie, dalla nascita del GUSpec, dalla Traduzione di Guidelines for Library Services to Prisoners.

In questa direzione, un primo importante traguardo è stato raggiunto, nell’aprile del 2013, con  il Protocollo d’intesa per la promozione e gestione dei servizi di biblioteca negli istituti penitenziari italiani, sottoscritto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dall’Unione delle Province d’Italia, dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e dall’Associazione Italiana Biblioteche. Il protocollo, presentato nel settembre 2013 nell’ex carcere di massima sicurezza dell’Isola dell’Asinara, nel corso dell’evento conclusivo del Progetto biblioteche carcerarie Liberastorie, promosso dalla Regione autonoma della Sardegna e  gestito dall’AIB  ha per oggetto la promozione e lo sviluppo del servizio di biblioteca all’interno degli Istituti penitenziari italiani. Ciò  attraverso azioni volte a favorire l’integrazione con le biblioteche del territorio in collaborazione con le realtà locali, nel rispetto ed in attuazione di indicazioni e prescrizioni contenute in diverse fonti:

  • la Costituzione Italiana, nell’art. 27, terzo comma, che sancisce la finalità rieducativa della pena;
  • Il Manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche, che sollecita le stesse a fornire servizi e materiali specifici a quegli utenti che, per qualsiasi ragione, non abbiano la possibilità di utilizzare servizi e materiali ordinari, per esempio le minoranze linguistiche, le persone disabili, ricoverate in ospedale, detenute nelle carceri;
  • la Legge 26 luglio 1975 n.354, articoli 12 e 19 (“Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”), che prevedono esplicitamente la presenza di una biblioteca in ogni Istituto penitenziario;
  • il D.P.R. 30 giugno 2000 n. 230, art. 21, “Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà”, che stabilisce che la biblioteca deve essere costituita da libri e periodici scelti secondo criteri che garantiscano una equilibrata rappresentazione del pluralismo culturale esistente nella società, assicurando ai soggetti in esecuzione di pena un agevole accesso alle pubblicazioni presenti in biblioteca, oltre alla possibilità di consultare altre pubblicazioni mediante l’attuazione di specifiche intese con biblioteche e centri di lettura pubblici;
  • le Linee guida per le biblioteche carcerarie dell’IFLA, la federazione internazionale delle associazioni bibliotecarie, che stabiliscono che le biblioteche carcerarie siano collegate, in modo organico, alla rete territoriale delle biblioteche pubbliche.

Avendo individuato i destinatari delle attività definite nel protocollo nei Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria (PRAP), nelle Direzioni degli Istituti penitenziari, nelle  Amministrazioni regionali, comunali e in ogni altro ente o agenzia responsabile dei servizi bibliotecari sul territorio, nel primo triennio sono stati consolidati progetti in essere e sviluppate nuove iniziative come la partecipazione della comunità esterna all’attività trattamentale. Il protocollo, che promuove tra l’altro, l’affidamento della gestione del servizio a personale qualificato nonché la  formazione professionale di base degli operatori interni, impegna i firmatari all’utilizzo dello schema di convenzione  annesso al testo dell’accordo. La totale adesione alle indicazioni del protocollo favorisce il lavoro del Comitato attuativo chiamato ad indirizzare, coordinare e monitorare le varie iniziative. Attraverso queste metodiche si realizza l’auspicio del past president  dell’AIB, Stefano Parise, di presentare un punto di riferimento per quanti sono e saranno chiamati a organizzare il servizio di biblioteca nelle carceri italiane.

Sulla base della positiva esperienza di questi anni, nel  mese di dicembre 2017, il  protocollo  è stato rinnovato dal  Ministero della Giustizia – Dipartimento Amministrazione penitenziaria,  rappresentato dal suo capo, dott. Santi Consolo, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, rappresentata dal Presidente dott. Stefano Bonaccini,  dall’Associazione nazionale Comuni d’Italia (ANCI), rappresentata dal presidente dott. Antonio Decaro, dall’AIB,  rappresentata dalla presidente dott.ssa Rosa Maiello.

Questo rinnovo, che, tra l’altro, estende la durata dell’atto a cinque anni, sembra essere la migliore manifestazione della volontà dei firmatari di sostenere l’iniziativa e  promuovere  un approccio per progetti in antitesi alla successione di piccoli o grandi eventi che qualche volta caratterizzano le iniziative cosiddette speciali. Nell’accogliere con entusiasmo il rinnovo del protocollo l’AIB ha istituito un gruppo di lavoro sulle biblioteche carcerarie coordinato da Amelia Brambilla, bibliotecaria presso il carcere di Monza. Il gruppo opererà in connessione con il Comitato attuativo, la Commissione nazionale Biblioteche pubbliche e con la Commissione Biblioteche per ragazzi, aderendo alla filosofia del Protocollo d’intesa, promuovendolo, monitorando e valutandolo, anche attraverso le ricadute sociali della sua applicazione.

Francesca Cadeddu

cadeddu@aib.it

Link utili

http://www.aib.it/attivita/2017/65985-protocollo-biblioteche-carcerarie-2017/

http://www.sardegnabiblioteche.it/index.php?xsl=803&s=237514&v=2&c=5702&t=1

I convegni dell’ABC, Associazione Biblioteche carcerarie 

  • Liberi di leggere: lettura, biblioteche carcerarie, territorio. Rozzano (Mi) Centro culturale Cascina grande, 11 maggio 2001;
  • Biblioteche scatenate: biblioteca, carcere e territorio, Sassari, 28-29 Marzo 2003;
  • Periferie nella città: lettura e biblioteche in carcere, Treviso, 23-24 settembre 2005;
  • Il bibliotecario carcerario: una nuova professione? Università degli Studi di Milano,  31 gennaio 2013.