Google e le biblioteche: un breve (e parziale) report dalle Stelline 2016

È stata davvero una bella e utile esperienza, questa ventunesima edizione del convegno delle Stelline, tenutosi il 17 e 18 marzo in una splendida Milano, luminosa e ormai quasi primaverile. Con un’affluenza particolarmente alta di iscritti (chi, tra i presenti, non è rimasto colpito dal serpentone formatosi all’ingresso prima dell’inizio dei lavori?), quest’anno il convegno era intitolato Bibliotecari al tempo di Google. Profili, competenze, formazione.

E proprio sul titolo – l’anno prossimo, accipicchia, Google compie vent’anni! –, Stefano Parise ha fatto notare con un’antica parolaccia (sineddoche), che richiamando al noto motore di ricerca si voleva in fondo indicare la ‘parte per il tutto’, l’insieme appunto variegato delle componenti di Internet e della Rete.

Stelline 2016

Sessione “Scenari e tendenze”

A partire dall’attesa sessione della mattina del 17 (tenutasi in una gremita Sala Manzoni), intitolata Scenari e tendenze e presieduta dallo stesso Parise, le relazioni sono state in effetti molto eterogenee, discusse con toni e registri tra loro differenti e tutte di impronta teorica. Dopo i saluti delle autorità, tra cui quelli della presidente AIB Enrica Manenti, sono intervenuti Sari Feldman, Presidente dell’American Library Association, con una relazione dal titolo Libraries Trasform, Alberto Petrucciani (A che servono i bibliotecari, prima e dopo Google?), Lynn Silipigni Connaway (“I go to Google First”: integrare la biblioteca nella vita dell’utente) e Riccardo Ridi (Prima e dopo la rete. Le biblioteche, i bibliotecari e l’organizzazione ipertestuale della conoscenza). Ha concluso la sessione un video-intervento di John Palfrey, autore del volume BiblioTech. Perché le biblioteche sono più che mai importanti al tempo di Google recentemente tradotto dall’Editrice Bibliografica (per chi volesse approfondire segnalo un’interessante intervista allo stesso Palfrey, curata da Nicola Cavalli e pubblicata su Biblioteche oggi di marzo 2016, pp. 55-57).

Il nodo centrale degli interventi, seguiti da un pubblico vivace che ha costantemente dialogato e interagito con i relatori, è stato quello delle continue trasformazioni del servizio e delle competenze del bibliotecario, sempre più orientato all’aggiornamento e al confronto con il mondo del digitale e dei motori di ricerca. È emersa perciò la necessità di guardare naturalmente con ottimismo e fiducia ai nuovi orizzonti tecnologici – ormai di fatto indispensabili per soddisfare e ottimizzare l’aggiornamento dei bibliotecari e le esigenze del servizio agli utenti –, senza tuttavia dimenticare di affiancare alle tecnologie idee e contenuti originali, puntando dunque sulla qualità dei servizi (qualità fondamentale, ad esempio, nei cataloghi o nei progetti di digitalizzazione seri e ben fatti).

La sessione pomeridiana intitolata Biblioteche accademiche: nuove strategie di servizio, tenutasi ancora in Sala Manzoni (mentre nella sessione parallela, Sala Leonardo, si discuteva di La biblioteca pubblica verso nuove competenze), è stata presieduta e moderata da Giovanni Solimine. Intense e stimolanti sono state le tante relazioni: Maria Cassella (Nuove professioni nell’era di Google: un quadro di competenze per il data librarian), Anusuya Aramugam (Supportare la ricerca digitale attraverso discovery evoluti: un caso di studio alla Monash University), Piero Cavaleri (Oltre il “copia e incolla”: il ruolo del bibliotecario per l’academic integrity), Tiziana Possemato e Roberto Delle Donne (SHARE-Catalogue: le biblioteche universitarie in linked open data), Agnese Galeffi e Andrea Marchitelli (Il catalogo come learning place: nuove competenze del bibliotecario, che avrebbe potuto tranquillamente vincere un ipotetico premio ‘best slides Stelline 2016’), Antonella Trombone (La gestione del catalogo partecipato: il ruolo dei bibliotecari nelle dinamiche d’interazione tra dati e utenti) e Laura Testoni (Si può “apprendere” la complessità? Nuove competenze per una Information Literacy sensibile al divenire dell’ecosistema informativo).

In particolare il catalogo, ma non solo, è stato al centro delle singole relazioni. Sono stati ad esempio presentati nuovi e interessanti progetti, come il catalogo della Monash University (South Africa) e l’ambizioso – per una volta (che soddisfazione) tutto ‘meridionale’ – SHARE catalogue, portale open data che riunisce i cataloghi delle Università della Campania, della Basilicata e del Salento. Vivaci sono state anche le relazioni di Maria Cassella (sulla figura del data librarian), Piero Cavaleri (sui software antiplagio e sul ruolo costruttivo che le biblioteche, insieme alle università, potrebbero giocare in tal senso), Galeffi e Marchitelli (con considerazioni particolarmente stimolanti sul catalogo come luogo di autoapprendimento, per l’utente, dei principi e delle pratiche di catalogazione), Antonella Trombone (sulle modalità di interazione degli utenti con i cataloghi di nuova generazione, come quello recentissimo della New York Public Library) e Laura Testoni (sul nuovo testo di riferimento sull’Information literacy, il Framework for Information literacy for higher education).

In conclusione, al di là delle relazioni qui sintetizzate (ma vanno almeno ricordate le altre sessioni, tra cui la vivace e originale Processo all’open access, e le ricche Patto ricco… Ricette locali e progetti nazionali per la lettura e Biblioteche e oltre: percorsi intrecciati) mi pare si possa dire che anche quest’anno l’evento delle Stelline si sia confermato – per ricchezza dei contenuti, funzionalità degli spazi e per l’incrocio sempre costruttivo e stimolante col mondo ‘commerciale’ delle biblioteche – luogo importante di incontro e discussione della comunità dei bibliotecari italiani (e non solo). Un ruolo di rilievo ha poi avuto l’Associazione Italiana Biblioteche, per aver collaborato all’organizzazione dell’evento, e per i numerosi soci e rappresentati AIB intervenuti come relatori e moderatori

Gli atti delle singole relazioni, per chi volesse giustamente approfondire i temi qui solo parzialmente accennati,  sono disponibili in formato cartaceo e digitale nel volume Bibliotecari al tempo di Google edito dalla Bibliografica.

Enrico Pio ArdolinoEnrico Pio Ardolino – enrico.ardolino(at)gmail.com – Dottorando Dipartimento di scienze documentarie, linguistiche e letterarie Sapienza Università di Roma

 

 

P.s. Veramente un gioiellino, a mio avviso, la piccola mostra allestita per celebrare i 60 anni della Biblioteca Sormani di Milano. E proprio lì, mentre notavo il bellissimo contrasto tra le fotografie in bianco e nero della ‘vecchia’ biblioteca e i disegni freschi e colorati di alcuni bambini, ho pensato che in fondo in biblioteca c’è sempre stato bisogno, e credo sempre ce ne sarà, di una bella dose di ottimismo, fantasia e creatività.

Mostra 60 anni Biblioteca Sormani

Mostra 60 anni della Biblioteca Sormani