From Library to learning commons

Frizzante ed energica, Beth Holland ha coinvolto i partecipanti fino all’ultimo minuto, al grido de “la biblioteca in ogni tasca!” (“library in every pocket”).

Martedì 18 novembre, presso la biblioteca dell’Associazione Italo-Americana a Trieste, la poliedrica Beth, insegnante, collaboratrice di EdTech Teacher e blogger di Edutopia, ha incantato il pubblico presente per più di un’ora. In sala,bibliotecari e studenti, ma anche semplici simpatizzanti.

L’intervento di Beth si è focalizzato sulle nuove tecnologie mobili, che permettono opportunità quasi illimitate di accesso all’informazione.
Beth Holland a Trieste

La sua riflessione ha ripercorso il processo di apprendimento del bambino (ascoltare/parlare,leggere/scrivere) e lo ha rivisitato alla luce delle nuove tecnologie e del web 3.0. Oggigiorno i mezzi che si possiedono per compiere queste azioni sono moltissimi, il processo di apprendimento è quindi cambiato, ma il risultato rimane il medesimo. Sta agli insegnanti e ai bibliotecari guidare al meglio questo percorso di ricerca e apprendimento nei bambini e nei ragazzi, rispettando le diversità e le preferenze di ognuno. La tecnologia ci offre quindi delle opzioni extra,che si rivelano indispensabili ad esempio nei casi di determinate disabilità, come testimoniato da Beth alla luce della sua esperienza di classi di bambini diversamente abili che, grazie alla tecnologia, possono superare quelle barriere fisiche altrimenti ineludibili in un tipo di insegnamento basato su “mezzi tradizionali”.

Beth ha proposto con disinvoltura una carrellata di applicazioni e programmi noti e facilmente utilizzabili. I servizi legati a Google (quali Evernotes, Drive,Voice Recognition e sistemitipo Touch&Know) sono i più diffusi e non hanno vincoli di accesso. Con questi strumenti i ragazzi possono collaborare, essere coinvolti su più piani cognitivi e il loro percorso di studi può essere addirittura personalizzato. Tra gli esempi riportati c’è la “chat di classe”grazie alla quale ogni studente è potenzialmente in grado di collegarsi da qualsiasi luogo e ricevere un immediato feedback.
Beth Holland Trieste

Nell’ultima parte dell’intervento è stata proposta una nuova chiave di lettura degli spazi della biblioteca,intesi come luoghi di apprendimento per eccellenza. Beth ha esemplificato un nuovo modo di concepire lo spazio e i servizi in una biblioteca mostrandoci le immagini di biblioteche reali con studenti assiepati attorno alle postazione informatiche dedicate alle ricerche(“learning hub”) o con “scaffali a lavagna” dove i bambini possono scrivere. In questo contesto anche il ruolo tradizionale del bibliotecario sta cambiando, ormai si parla di “library media specialist”.

Personalmente ho trovato molto interessante il punto di vista di di Beth Holland, ma amaramente ammetto che difficilmente il suo entusiasmo potrebbe applicarsi alla maggior parte delle realtà italiane, dove spesso i bibliotecari hanno un ruolo minore, non sono valorizzati e a volte denigrati dalle loro stesse istituzioni; per non parlare dei fondi destinati alla scuola in Italia, nemmeno paragonabili a quelli di un Paese come gli Stati Uniti, che in certi casi può permettersi di acquistare migliaia di tablet, addirittura uno per ogni studente. Dovremmo però tutti riflettere sulle possibilità date dalle nuove tecnologie, non“cullarci” mai sulle nostre personali preferenze per carta e penna, in modo da fornire alla nostra utenza, ai nostri alunni, ai nostri figli, sempre un ventaglio di possibilità tra cui poter scegliere quella che più si addice alle loro qualità, doti ed esigenze.

Il materiale utilizzato da Beth per la sua presentazione è disponibile sul suo blog.

Ulteriori materiali e spunti per bibliotecari ed insegnati si trovano su twitter #TLchat (ISTE Teacher Librarians) e sul sito.

Nadia Re
Nadia Re – Cooperativa CAeB – nadia.re(at)caeb.it