Le biblioteche ai tempi del virus

Molte biblioteche e molti bibliotecari si sono chiesti, in questi tempi di pandemia, come mantenere servizi attivi anche durante la chiusura, per evitare che si possa allentare, perfino recidere, il rapporto con i propri utenti. La risposta, apparentemente scontata, è consistita principalmente nello sviluppare tutte le modalità di fruizione a distanza, sia quelle per così dire “storiche”, sia nuove da sperimentare. Navigando un po’ in rete si trovano quindi ovviamente promosse a vari livelli tutte le collezioni digitali di risorse di ogni tipo, dagli e-book ai quotidiani, ai materiali multimediali, ma anche le tante opportunità di formazione, come i corsi a distanza, i tanti percorsi di webinar, molti dei quali ad accesso gratuito, come si può verificare su http://www.cenfor.net/webinar. Quello che sarà estremamente interessante valutare, anche al fine di poter fare tesoro in futuro dell’esperienza di queste (speriamo solo) settimane, e che non deve quindi assolutamente rimanere nell’ombra, è il modo in cui l’utenza delle biblioteche (e più in generale tutta la società) reagisce di fronte al prolungamento di periodi di forzata permanenza domiciliare, come quelli che stiamo vivendo. E’ quindi fondamentale che le biblioteche riescano a monitorare e documentare adeguatamente quello che succede nei propri rapporti con l’utenza. Si perdono utenti ? Se ne conquistano di nuovi ? Cambia la percezione della biblioteca nell’immaginario collettivo e –se sì -come ? Naturalmente non tutte le tipologie di biblioteche sono uguali e non sono tutte chiamate a dare le stesse risposte ad una situazione del tutto inedita come l’attuale, che impone strategie diverse alle pubbliche rispetto alle accademiche ecc. Molti sostengono che, una volta finita l’emergenza Covid-19, non potrà tutto tornare come prima. Mi viene spontaneo fare il paragone con la situazione che si determinò nei primi anni Settanta per la crisi petrolifera, quella che venne definita austerity , con le domeniche a piedi, i primi esperimenti di circolazione a targhe alterne, la chiusura temporanea o definitiva dei centri storici al traffico privato ecc. E’ vero che quella crisi non determinò un radicale ripensamento dell’uso delle auto private, ma è indubbio che alcune abitudini di vita cambiarono in modo più o meno definitivo: chiusura o limitazione del traffico nei centri storici, riscoperta di vecchi mezzi di trasporto privato come la bicicletta, affermazione dell’esigenza di mezzi di trasporto pubblico come le metropolitane, dove non c’erano o erano insufficienti, diffusione di attività fisiche all’aria aperta come il jogging. Probabilmente dobbiamo aspettarci qualcosa del genere per il dopo-virus. Alcune abitudini precedenti torneranno, altre nuove si affermeranno, altre forse scompariranno o si ridurranno. Sono quindi estremamente interessanti alcuni dati che si possono già registrare. Nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 24 marzo, cioè più o meno nel primo mese di crisi da Covid-19, i prestiti di e-book sono aumentati del 104% nelle biblioteche italiane rispetto allo stesso periodo del 2019 (https://www.instagram.com/p/B-M_X1RIp_/?igshid=5gxh34hbxjl9. In tempi normali l’aumento prevedibile da un anno all’altro si sarebbe aggirato intorno al 20%. Ma – e questo è il dato forse più significativo – sono aumentati anche i nuovi utenti che hanno cominciato ad usare il servizio: circa 100.000 in più rispetto all’anno scorso. Secondo Media Library on Line (MLOL, la piattaforma commercializzata dall’azienda privata che fornisce servizi di biblioteca digitale a circa 6500 istituzioni bibliotecarie), in passato il numero di nuovi utenti cresceva dal 15 al 20% di anno in anno. Nell’ultimo mese ci si sarebbe potuto aspettare un incremento di circa 20.000 nuovi utenti, quindi l’aumento registrato è cinque volte superiore. Questi dati trovano riscontro in quelli di importanti realtà locali. Nell’Istituzione Biblioteche di Bologna (che riunisce realtà come l’Archiginnasio, Sala Borsa, la Biblioteca Cabral, Casa Carducci e tutte le biblioteche di quartiere) dal 1 al 25 marzo si sono registrate 2600 nuove iscrizioni (in media più di 100 al giorno compresi i festivi). Nella sola giornata del 25 sono state 314. Nell’Istituzione bolognese già dal 2019 si era registrato il “sorpasso” degli accessi in rete (1.925.000) nei confronti di quelli reali (1.848.000). Rispetto ai dati di febbraio l’aumento è stato davvero significativo: +54% di utenti che hanno scaricato e-book, +32% i download di e-book, +40% le consultazioni di “Edicola”, +60% di utenti di audiolibri, +47% i download di audiolibri. Gli utenti ovviamente sono attirati sia da Emilib, il portale di tutte le province emiliane, che dà accesso digitale a libri (380.000), giornali, riviste, audiomusica, sia dalle raccolte digitali prodotte direttamente dall’Archiginnasio e dalle altre biblioteche. Altro caso interessante è quello dell’Istituzione Biblioteche di Roma, che riunisce tutte le 39 biblioteche comunali della Capitale. Queste partecipano molto attivamente a #La cultura in casa. Uniti dall’amore per la cultura, lontani ma connessi del Comune di Roma. I risultati fanno registrare questi dati interessanti (https://www.bibliotechediroma.it/open-data-biblioteche-di-roma): i prestiti di e-book sono passati dai 610 di gennaio ai 2494 di marzo (erano 611 a marzo 2019), le consultazioni on-line, che erano 210 a gennaio, sono salite a 648 a marzo (erano 105 a marzo 2019). I download di risorse digitali sono esplosi dai 26 di gennaio ai 394 di marzo (erano 141 a marzo dell’anno scorso). Infine le prenotazioni di e-book sono saltate dalle 161 di gennaio alle 1144 di marzo (erano 121 a marzo 2019). Evidentemente gli investimenti in questa direzione producono risultati. Naturalmente questa è solo una parte dell’offerta delle biblioteche in questo periodo . Restano attivi i servizi di reference digitale del tipo Chiedilo al bibliotecario, le mostre sia virtuali che reali documentate nella rete, la possibilità di ascoltare letture ad alta voce, in particolare quelle dirette ai bambini (tra i tantissimi esempi le Favole al telefono dell’Istituzione Biblioteche di Roma), lo sviluppo delle attività dei numerosi gruppi di lettura, sia di quelli che già usavano le modalità “a distanza”, sia quelli che si sono riconvertiti dalle modalità in presenza.
Le biblioteche italiane, ce lo ha ricordato Simonetta Buttò in una recente intervista (http://www.insulaeuropea.eu/2020/03/28/dirigere-liccu-maria-gioia-tavoni-conversa-con-simonetta-butto/), hanno già dimostrato di saper fare “rete”. Anche in questi giorni di crisi si fanno passi avanti in questa direzione, con interessanti esempi di collaborazione tra pubblico e privato. Il portale ioleggodigitale.it, che nasce dall’iniziativa di solidarietà digitale “Uniti per ripartire”, promossa dall’ICCU insieme a DataManagement Cultura, per tutta la durata del periodo di emergenza sta offrendo nuove importanti opportunità. Oltre 2 milioni di risorse digitali gratuite, afferenti alla digital library ReteINDACO, sono accessibili a tutto il pubblico, non solo italiano, attraverso il nuovo portale, senza alcun obbligo di iscrizione (https://ioleggodigitale.dmcultura.it/opac/.do).
Per evitare il paradosso per cui per rilanciare le biblioteche bisogna chiuderle, riflettiamo sulla parola “contagio”, che è di questi tempi una delle più pronunciate, ascoltate, scritte, lette. I contagi non sono solo quelli negativi. Ve ne sono anche di positivi. La lettura per esempio è una pratica che può essere molto contagiosa. E di fronte a dati in crescita come quelli riportati, finalmente si prova soddisfazione anziché depressione. Lo sforzo che si richiede oggi alle biblioteche è anche quello di contribuire a sviluppare questo tipo di contagio. Passata la pandemia, uno dei cambiamenti cui accennavo prima potrebbe essere quello di vedere aumentare il numero dei contagiati dalla lettura e di mantenerlo. #Io resto a casa, ma vado in biblioteca.
Lorenzo Baldacchini