“Parliamone in biblioteca AIB” 10° incontro: Libri in guerra, editoria e letture per i soldati nel primo novecento

La Biblioteca AIB ha tenuto il 30 settembre scorso il suo decimo incontro di “Parliamone in Biblioteca” in presenza di Vittorio Ponzani, vice presidente AIB e Chiara De Vecchis, presidente AIB Lazio presentando il libro Libri in guerra: editoria e letture per i soldati nel primo novecento (Mimesis/Libricolae, 2019)
Nella presentazione, cui ha partecipato la dott.ssa Flavia Bruni dell’ICCU, l’autrice, la prof.ssa Loretta De Franceschi docente di Storia dell’Editoria e di Bibliografia presso l’Università di Urbino, ha affermato che con questo libro si è voluto riscoprire il ruolo della lettura durante la prima guerra mondiale.
Il volume, che si divide in due parti, mette in luce in primis l’attività editoriale di quel periodo di natura propagandistica e di sostegno alla scelta interventista, mentre nella seconda parte del libro si analizza il ruolo della lettura come fonte di aiuto psicologico ai soldati. Il lavoro di ricostruzione di quel periodo è stato lungo perché non sempre sono stati conservati gli archivi dell’epoca e per di più alcune notizie sono piuttosto frammentate. Comunque è stato molto importante poter leggere le lettere dei soldati e rendersi conto delle loro necessità.
Una delle principali novità della Grande Guerra è costituita dalla nuova presenza delle donne che si affermano sempre più nella società civile in sostituzione degli uomini al fronte. Nel mondo bibliotecario si affermano le prime due donne nel ruolo di bibliotecario – Ada Sacchi Simonetta a Mantova e Zaira Vitale ad Alessandria contemporaneamente a scrittrici come Ada Negri.
Ma la necessità di leggere proviene anche dal fronte: dalle lettere dei soldati, che nella grande maggioranza hanno una bassa scolarizzazione, si coglie la richiesta di poter leggere e di ricevere libri. Nascono dei comitati locali, promossi anche dai bibliotecari, per raccogliere volumi da spedire al fronte, in cui molto spesso sono le donne ad essere le principali artefici. In generale i soldati vogliono leggere cose leggere e brevi, ma vogliono anche continuare lo studio e quindi richiedono manuali di competenza tecnica. Non da ultimo sono richiesti manuali di medicina ed infermieristica utili per il soccorso. Ed è forse questo uno degli aspetti che più colpisce del volume, in quanto in un paese come l’Italia, dove ancora oggi si legge molto poco, in quel determinato periodo storico di crisi, i soldati e loro famiglie ricorrevano alla lettura per sopperire a necessità pratiche ma anche per ricevere un conforto psicologico.
Nel dibattito che è seguito, in presenza anche del prof. Alberto Petrucciani, si è discusso sul cambiamento del ruolo delle donne e sull’importanza della lettura nonostante le difficoltà della guerra. Il volume quindi non è solo la fotografia di un momento storico ma rileva degli aspetti sociali poco conosciuti e che inducono il lettore a specifici approfondimenti.

Paola Maddaluno

paola.maddaluno@tiscali.it