Senza patente, guida inutile, anzi pericolosa può provocare danni. Ai lettori e ai clienti che ci scoprono vivi.

Riceviamo dall’amico editore e libraio Raimondo Di Maio una polemica opinione su una nuova Guida alle librerie italiane. Il dibattito è aperto.


La Guida tascabile delle librerie italiane viventi (Firenze, Edizioni Clichy,  2019, pp. 572) è destinata a provocare danni ai lettori e alle librerie per la mancanza di conoscenza e di minima documentazione del traffico dei libri sul territorio. Salta subito all’occhio la completa assenza di un vero progetto editoriale, vengono qui proposte informazioni insufficienti. L’informe classificazione del volume lo introduce a pieno diritto nell’aneddotica delle guide…. inutili.

Apro la guida alla voce “Campania”: un pessimo frammento dell’intero volume. Ho scelto di leggere la regione che meglio conosco, la mia. A Napoli svolgo effettivamente la professione di libraio dal 1984. Dalla lettura capisco che la regione è stata scambiata dagli anonimi redattori per il villaggio in miniatura di Bekonscot, dove ci sono delle micro-librerie senza veri librai, e quella principale si chiama Ann Ecdote (che sta per “aneddoto”).

Le librerie napoletane Berisio, Bibi, Colonnese, Clean, Dante & Descartes, Evaluna, Fiorentino, Il Globo, Libraccio, L’Ibrido, Lieto, L’Orientale, Narciso, Neapolis, Pacifico, P&B, Perditempo, Pironti, Raffaello, Rocco, Tamu, Ubik sono dunque trapassate? Le consideriamo non vive?

Ma tante altre mancano all’appello. Ricordiamo La Conchiglia a Capri,  Controvento a Telese Terme (Bn),  Don Chisciotte ad Angri (Sa), Graziella e Nutrimenti a Procida, Libridine a Portici,  Wojtek a Pomigliano d’Arco.  E le città di Avellino (Libreria L’angolo delle storie) e Salerno (Libreria Guida  e Feltrinelli) non vengono neppure prese in considerazione.

Suggerirei, dunque, di studiare con attenzione quel capolavoro nel suo genere, Librerie (Milano, Garzanti, 2015) di Jorge Carrión, un successo planetario e compulsare le “Pagine Gialle”.

Un altro consiglio è scovarle, incontrando i librai, quelli veri, degni del nome e della professione. E non disdegnerei di chiedere informazioni a intellettuali locali, che sapranno distinguere il grano dal loglio…

Chiudo questa nota restando in tema con le parole che nel 1539 Nicolò Franco usò nel famoso Dialogo del venditore di libri: «Dunque ogni carta scritta, ogni scartaffo m….. et ogni cosaccia data alle stampe tu chiami libro?».

Raimondo Di Maio

raimondodimaio@libero.it