Gianluigi Cogo: social network, open data

Questa volta incontriamo Gianluigi Cogo, esperto di social media, egovernment, innovazione per la PA, docente presso l’Università Ca’ Foscari, presidente di Assint; tra le sue numerose attività, ricordiamo “Web e conoscenza” http://webeconoscenza.net e “Pionero” (http://www.pionero.it).

La presenza delle biblioteche e dei bibliotecari sulle piattaforme social sta crescendo, anche l’Aib da pochi mesi è presente su Facebook e Twitter. Da esperto dei SN e della PA che idea ti sei fatto? Che cosa puoi consigliare?
Guardando la situazione si vedono alcune realtà già molto “sul pezzo” – mi viene subito in mente Sala Borsa – e attente a personalizzare la pagina Facebook, che diventa così una vetrina parallela e spesso prevalente rispetto alla pagina web, più attiva, vivace e coinvolgente. Ci sono senz’altro problemi amministrativi (permessi, censure, ecc.), la
necessità di pensare e applicare una policy adeguata, e le difficoltà di quanti fra i bibliotecari non hanno familiarità con i social network, ma per chi si pone come servizio pubblico è fondamentale uscir fuori dalla logica del sito e andare là dove sono gli utenti/clienti: questa è una lezione che le aziende hanno capito e per questo si stanno sempre più spostando sui SN. È importante guardare alle esperienze internazionali per tentare di ripetere buone pratiche. Occorre fare molta attenzione al timing: la logica dei SN, specialmente Twitter, mal si concilia con l’orario di ufficio. Come è possibile star dietro alle richieste degli utenti senza precludere la risposta in tempi rapidi? Non riuscire a offrire  un servizio spinge l’utente a rivolgersi altrove. È un aspetto delicato, che occorre considerare per offrire un buon livello di servizio. La dimensione relazionale è fondamentale, proprio perchè si opera in un ambiente social

La biblioteca come conversazione, direbbe David Lankes…
Esattamente. Non ci si può limitare a una dinamica “botta e risposta”, ma instaurare un dialogo, capire le esigenze reali, le richieste, fare proposte per coinvolgere le persone. È importante saper motivare gli operatori, non ridurre tutto a una questione di ‘smanettoni’, come se presidiare i SN fosse soltanto divertimento: si rischia che il personale si trovi addosso un supplemento di impegni e che questo non sia riconosciuto nemmeno come lavoro. Occorre considerare una premialità per la persona o meglio le persone (dove si può, meglio un gruppo) che in biblioteca presidiano i SN. Un’altra osservazione: le biblioteche in rete. Bene, i SN sono appunto una rete, una infrastruttura globale, gratuita. Perchè non pensare a una serie di servizi che sfrutti questa risorsa? Un modo che valorizzi la cooperazione e l’interazione. Senza dimenticare l’aspetto del gaming, tipico del mondo social: ad esempio si può dare un prestito extra a chi risponde a una serie di quiz sul libro della settimana, o una scheda omaggio
per le fotocopie per chi partecipa a una gara tematica… usate la fantasia, e gli utenti risponderanno. Gli utenti – anche quelli che NON vengono in biblioteca- diventano attori, si sentono coinvolti, possono sviluppare una community che espande il raggio d’azione della biblioteca e potrebbe modificare i tradizionali sistemi di misurazione dei servizi, la percentuale di lettori… siate creativi, divertitevi, ma ricordate che i SN sono una cosa seria, non una perdita di tempo!

Tu ti occupi molto di Open Data.
Sì, credo sia fondamentale che le istituzioni ‘liberino’ i dati, li mettano a disposizione in modo che siano riusabili, anche per scopi commerciali, applicazioni, servizi… Questo
aiuta l’economia e soprattutto le persone: questo è uno degli aspetti dell’economia della cultura che dovremmo considerare. Le biblioteche, gli archivi, sono ricchi di dati
e metadati: ho visto che state lavorando su Open Data e Linked Open Data (es. http://dati.veneto.it/?q=areatematica/biblioteche), fate benissimo. Cercate di seguire
quel che accade in rete, fatevi suggestionare da altre esperienze: guardate Pionero http://www.pionero.it (ve lo propongo aspettando anche le vostre critiche e proposte)
oppure ad esempio http://data.gov.uk/ideas che offre molte buoni spunti per ciò che si può fare con gli open data. Anche le politiche e i progetti di digitalizzazione, lo sviluppo del cloud computing sono tematiche che ritengo fondamentali per biblioteche e archivi, e su cui anche chi non è del vostro settore dovrebbe essre informato, per fare proposte o sviluppare collaborazioni, per portare valore sociale ed economico. La dinamica social deve entrare nel modo in cui si lavora e in cui si offrono servizi

Per concludere…
Leggete le sette raccomandazioni pubblicate da Mauro Lupi (http://www.maurolupi.com/blog/2012/12/social-media-nel-2013-alcuni-suggerimenti.html) sui social media nel 2013. E poi tenete a mente che il lavoro che fate sui SN e sugli Open Data è un modo eccezionale per valorizzare la vostra professionalità e per far uscire le biblioteche (e gli archivi e i musei) dall’ombra. Non mi sembra poco!

deveris@aib.it