La formazione AIB al tempo del COVID 19. E dopo? Strategie, strumenti e prospettive

Nonostante l’ Annus Horribilis quale è stato il 2020 da poco trascorso, possiamo definire soddisfacente dal punto di vista della formazione quello che AIB e i suoi soci hanno prodotto,  in termini di quantità e di qualità,  di corsi erogati  nella nuova modalità completamente “a distanza”. Diversi sono stati i canali e le piattaforme utilizzate: Meet, ZOOM, Teams ma anche e soprattutto la piattaforma AIB Formazione (Moodle). I formatori infatti, con il prezioso supporto dei e delle tutor, hanno programmato un vasto catalogo di corsi di altissima qualità sulla base delle esigenze e del fabbisogno formativo degli associati (e non solo!) interrogati più volte attraverso la somministrazione di questionari sviluppati dalle varie sezioni al fine di soddisfare appunto le esigenze dei bibliotecari, degli insegnanti e di tutti coloro che hanno avuto modo di partecipare.

Ci siamo trovati a far fronte, in parte, ad una nuova modalità didattica: non era nuova la modalità e-learning, quando era affiancata anche dalla lezione in presenza, ma adesso tutto è stato concepito, strutturato ed erogato in modalità on-line. Certo, le difficoltà sono state parecchie, da entrambe le parti. Molti docenti che riproponevano corsi già ben rodati si sono ritrovati a rimodulare i contenuti, la struttura stessa del corso proprio e i moduli per riadattarlo alla nuova modalità, con non poche difficoltà. Per i nuovi corsi invece è stato necessario programmarli già in e-learning, pensando ad una diversa presentazione dei contenuti in forme telematiche. Dall’altra parte, dal versante del corsista, la “comodità” di fare formazione at home ha dovuto fare i conti con tutte le difficoltà del caso, legate alla convivenza magari di altri parenti, lavoratori in casa o in molti casi con figli in età scolare. La vita professionale in casa non è certo simile a quella ben strutturata che si trova in ufficio e diverse sono le esigenze a cui far fronte. Inoltre il feedback restituito dalla presenza fisica in un’aula e dall’atmosfera che si crea tra sguardi, espressioni facciali e condivisione face to face, seppur in una forma più romantica del termine, non restituisce le stesse sensazioni. Tutto è più freddo e decisamente meno stimolante, al di là dei contenuti che vengono affrontati e che possono essere più o meno piacevoli. Il docente deve contare su una capacità dialettica molto più potente e dev’essere molto più musicale, cercando alla stregua di un metronomo, di scandire i tempi nella forma migliore per evitare o un eccessivo stress di informazioni o la catalessi.

Tuttavia, nonostante l’asticella delle difficoltà si sia dunque chiaramente alzata per entrambi i soggetti chiamati in causa (docente-corsista) i risultati sono stati ottimi. Dall’analisi (seppur statistica) del numero di partecipanti alla proposta formativa AIB alla valutazione dei questionari somministrati a conclusione dei corsi è emerso un notevole apprezzamento; aggiungo che anche la valutazione dell’apprendimento dei contenuti ha evidenziato un assorbimento completo delle competenze sviluppate, permettendo di raggiungere gli obiettivi prefissati nella scheda di progetto iniziale. Insomma, come in molte occasioni in questo periodo, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo dimostrato di poterci adeguare ad una situazione nuova che nella sua eccezionalità ci ha dato lo spunto per poter talvolta apprendere, altre volte affinare, nuove skill che in ogni caso non rimarranno armi provvisorie di sopravvivenza, bensì strumenti che potremmo utilizzare d’ora in avanti sempre nel nostro lavoro e nella nostra vita di tutti i giorni.

Va da sè che questo complesso panorama ha suscitato in AIB molti spunti di riflessione e di studio al fine di ottimizzare il processo formativo che ormai da anni è richiesto come requisito agli associati e ai bibliotecari tutti. Non si tratta solo di un requisito al fine di certificare la propria carriera, ma l’esigenza di svolgere una formazione continua, aggiungerei necessaria, per implementare il portfolio di competenze e abilità di cui ogni lavoratore e professionista è in possesso. L’aggiornamento e l’acquisizione di nuove conoscenze limita in maniera notevole la probabilità di essere inadeguati e impreparati all’interno delle nostre attività lavorative; il corredo di strumenti tanto più è ampio e vasto tanto più ci permetterà di incrementare il nostro problem solving e di organizzare la nostra mente e il nostro ufficio secondo le modalità più corrette e soprattutto più immediate; ci rende autonomi e soprattutto  capaci di poter addirittura proporre e progettare nuove soluzioni. Ecco perchè la discussione in AIB è stata di carattere prioritario: senza formazione non può esistere un bibliotecario e senza un bibliotecario non può esistere una biblioteca. Se la missione più volte ribadita in questi ultimi anni  – e cioè quella di valorizzare il senso di una biblioteca e del bibliotecario – non passano attraverso la valorizzazione della figura professionale, difficile sarà spiegarne la necessità del contenitore e cioè la biblioteca stessa.

La piattaforma AIB è stata il primo segnale di questa discussione la ricerca di uno strumento “proprietario” al fine di creare, attraverso gli strumenti e le risorse umane delle sezioni (referenti regionali e gruppi di lavoro), un ecosistema funzionale e ottimizzato per l’erogazione della formazione. Come indicato sulla home page di aibformazione.it[1] con l’acquisto del dominio AIBformazione avvenuto nel 2014, l’AIB ha portato avanti il suo progetto legato alla formazione continua dei soci e al loro aggiornamento professionale, utilizzando la modalità blended learning. Questa modalità, prevede  l’affiancamento di una piattaforma digitale alla didattica tradizionale in presenza. Gli obiettivi sono favorire il passaggio di materiale didattico in formato digitale aperto dai docenti agli studenti e sviluppare tra gli stessi attività didattiche e forme di comunicazione a distanza. La piattaforma per il blended learning si basa sul learning management system open-source denominato Moodle. Questa piattaforma viene strutturata attraverso l’uso di un apposito plug-in di Moodle chiamato Course Fisher che trasferisce automaticamente  in Moodle l’offerta formativa. Inoltre, a partire dal 2018, l’offerta formativa depositata in piattaforma si è ampliata e sono stati progettati anche percorsi completamente a distanza, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’apprendimento per fornire una formazione sempre più personalizzata che risponda sia ai bisogni individuali che professionali della comunità di riferimento.

La piattaforma si presenta in una veste friendly con diverse possibilità: poter caricare contenuti didattici in vari formati;  attraverso spazi dedicati  creare una piazza di scambio di opinioni, pareri e nozioni tra i corsisti; entrare in contatto diretto con i tutor e  ricevere assistenza nelle forme più semplici e nei tempi più brevi. Insomma, uno strumento pensato per l’apprendimento il più possibile soddisfacente.

L’Osservatorio Formazione AIB ha bisogno e deve, nella figura delle coordinatrici e dei singoli referenti regionali, di lavorare ancora in tal senso. L’emergenza non è certo finita ed inoltre ci sta lasciando un messaggio molto importante: le nuove modalità formative serviranno ancora e vanno sicuramente affinate. Ecco perché la discussione sta producendo, tra le varie proposte, la realizzazione di gruppi di lavoro che avranno il compito di elaborare i dati ricevuti e riutilizzarli al fine di restituire un piano formativo “nuovo”, sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista delle nuove modalità ed esperienze. Il focus si concentrerà sui feedback restituiti dai corsisti perché, non bisogna dimenticarlo, è il loro fabbisogno quello che va soddisfatto nel disegno formativo. La struttura dei corsi è già stata delineata in questi anni, sia al fine della verifica quinquennale  – prevista ormai a partire dal 2014 – sia per omologare il catalogo AIB nella veste più uniforme e coerente. Dalle pubblicazioni, a partire ad esempio dal prezioso Il portfolio delle competenze[2], agli incontri svolti e ai vari corsi organizzati dalle varie sezioni in questi anni (cito ad esempio quello che ho seguito personalmente in Umbria nel 2017[3]), alle linee guida formulate dall’Osservatorio Formazione[4] sono state fornite le istruzioni necessarie per raggiungere tale obiettivo. Agli associati sono state presentate tutte le buone pratiche al fine di perseguire in un processo formativo adeguato e per ottenere la validazione dell’attestazione AIB, mentre ai soggetti attori (Presidenti delle sezioni, referenti della formazione e gruppi di lavoro[5]), sono stati forniti gli strumenti necessari per l’attuazione di questo percorso.

E’ inoltre in atto anche un cantiere assai importante che porterà, speriamo quanto prima, alla certificazione da parte del MUR dei corsi proposti da AIB. Questo sarà un fisiologico passaggio non solo di merito ma anche di sostanza; l’AIB deve aprirsi (e sta già iniziando a farlo) anche oltre il proprio mondo. Basti pensare ai molti corsi che sono stati organizzati e che hanno visto la partecipazione di insegnanti, formatori, bibliotecari scolastici e professionisti non solo del mondo della biblioteche. Questo è giusto e lecito perchè,  anche se siamo coscienti che l’Associazione è di carattere specifico e settoriale, dobbiamo tener conto dell’evoluzione dei processi lavorativi e dell’evoluzione stessa della figura del bibliotecario: non possiamo pensare ad esso, infatti, solo come colui che gestisce le collezioni, organizza e cataloga il materiale bibliografico, pur essendo queste attività più che importanti e indispensabili. Il bibliotecario adesso lavora anche su altre piazze, oltre che all’interno delle mura fisiche della biblioteca perché l’utenza stessa si trova su queste altre piazze. Se diamo per certa l’esistenza delle biblioteche digitali, dei canali social e dell’informazione digitale, è  naturale che il bibliotecario debba necessariamente rivedere il suo campo d’azione. E come può affrontare questa sfide senza il dovuto bagaglio di competenze? Ecco che l’andare oltre i confini della nostra professione ci aiuta sia a livello di vantaggio personale sia nei confronti delle professioni che potrebbero chiedere il nostro aiuto e la nostra consulenza in altri campi o settori lavorativi e produttivi.

Questo è un lavoro che va fatto in team. Il momento storico, seppur difficile e triste, ce ne offre la possibilità. Ma, una volta aver appurato che è stata per nostra esigenza che ci siamo trovati dinanzi a strumenti nuovi e a nuove sfide, siamo davvero pronti in maniera concreta e fisica a far nascere e crescere questo nuovo concept didattico e formativo? Ognuno di noi, è disposto ad accettare questa sfida e a mettersi in gioco? Potremmo pensare che in fondo altri colleghi si occuperanno di questo o magari i colleghi più giovani (pur ammettendo che essi esistano!) che hanno, non solo per motivazioni anagrafiche o per attitudine, strumenti più adeguati per essere cooptatti? Credo non esista un’età per poter accrescere il nostro intelletto e che in fondo basti solamente la nostro volontà, la nostra elasticità e il nostro sguardo più ampio e aperto per poter accogliere nuove realtà, anzi, con un’aggiunta in più rispetto alle generazioni nuove: la nostra esperienza. Se al nostro bagaglio, già ricco di anni di esperienza, potessero  sommarsi nuove esperienze, avremmo l’opportunità di essere  guide per i nostri futuri colleghi, per i nostri futuri allievi e per i nostri figli.

Mario Coffa, bibliotecario AIB e Osservatorio Formazione AIB.

[1] https://www.aibformazione.it/

[2] Associazione italiana biblioteche, Il portfolio delle competenze: un nuovo strumento per il professionista dell’informazione, a cura dell’Osservatorio Formazione (coordinatore Patrizia Lùperi); contributi di Manuela De Noia, Matilde Fontanin, Patrizia Lùperi. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2017. ISBN 978-88-7812-259-8

[3]https://www.aib.it/struttura/sezioni/umbria/umb-form/2017/65368-seminario-formativo-portfolio-nella-formazione-professionale-le-competenze-tasca/

[4]https://www.aib.it/struttura/osservatorio-formazione/2016/55066-linee-guida-la-formazione-continua-aib/

[5] Ricordo ad esempio la costituzione nella sezione Umbria già nel 2018 del Gruppo di lavoro sul Portfolio nata come una sorta di Task Force al fine di aiutare i soci nella compilazione e redazione del portfolio in previsione della prima verifica quinquennale e sino ad oggi attiva con le stesse funzioni.