Le ecoguide: il tam-tam dell’autoformazione post-Covid

Il sipario si chiude: non succede solo a teatro, ma anche alla fine di un corso di formazione che, superata la fatica, continua ad alimentare quella persistente filosofia dell’irrequietezza che contagia tutti per il solo fatto di essere bibliotecari. Ad accendere le luci della ribalta sono gli innovativi argomenti del contemporaneo e i neo-gruppi di studio che parlano con gli accenti di tutta Italia, grazie all’ineffabile potere dell’online di cui l’attuale formazione è debitrice.

Quando, dopo le conclamate 25 ore di un corso AIB con attestazione delle competenze, si spegne l’ultimo collegamento e si ritorna a tutto campo nelle proprie sedi di lavoro, ci si sente carichi di buoni propositi per il quotidiano: come ogni dieta che si rispetti, si vorrebbe che gli apprendimenti appresi diventassero subito concretezza. Tuttavia la realtà è surrettizia e i fatti vagabondi: i desideri non si accendono in ambito lavorativo di risultati così automatici ed illuminanti come vorremmo.

La riflessione su come procedere dopo la chiusura di un corso attraversa molti di noi, non senza un vago spleen. Ne abbiamo parlato con i colleghi iscritti al corso di information literacy (novembre 2020) e abbiamo ripreso la conversazione durante il corso di marketing e durante la Giornata AIB delle biblioteche lombarde (febbraio 2021). Se si sostiene l’obiettivo di alzare la media delle competenze, talvolta con processi di reskill, tal altra di upskill, ai corsi di formazione occorre affiancare nuovi strumenti di comunicazione generativa. Parliamo di quelle azioni che interrompono l’equivalenza dello scambio e che aumentano la capacità di selezionare, al bivio dell’offerta formativa, fra ciò che porta alla stagnazione dalla progressione. La dieta ecologica della formazione efficace non trasforma la sete di sapere in quel binge drinking a cui ci ha esposto il digitale negli ultimi 12 mesi: potrebbe invece sollecitare alla reciprocità del “passaggio del testimone”.

A questo proposito, in un momento di tutoraggio si parlò in tono semiserio di “eco-guide”, un neologismo atto ad avvalorare il ruolo del discente e ad inserirlo in un processo di “empowerment” per sé e per i colleghi. All’indomani di un corso, tanti sentono infatti la necessità di continuare ad approfondire e sperimentare le tematiche apprese. L’azione di fungere da supporto competente ai colleghi che chiedono, oltre che essere parte di una buona pratica deontologica, ha altri punti di forza. Si impara facendo. Si sperimentano forme di apprendimento sostenibili nel quotidiano e nella gratuità della relazione professionale, in un gioco di scambio emotivo che riorganizza il sapere. Non ultimo, questo approccio “eco” concederebbe agli studiosi delle materie disciplinari di progredire più speditamente allargando i confini della scena e dei suoi “spett-attori”. Nel multimediale si parlerebbe di prosumer. Nel teatro di personaggi comprimari.

Che cosa potrebbe significare sentirsi delle “eco-guide” e dare la propria disponibilità man mano che le competenze si affinano? Significa cominciare a compilare un elenco volontario di bibliotecari che, all’indomani di un corso AIB di attestazione delle competenze, si mettono a disposizione in una forma di peer-to-peer education per rispondere a quesiti o supportare altri bibliotecari.  Significa rinforzare i saperi acquisti che nel tempo diventano sempre meno vividi.   Il prefisso “eco” potrebbe intendersi per equilibrio, sostenibilità di un apprendimento fra pari e rispettoso di tempistiche più gestibili.  Si pensi all’eco-pedagogia di Bronfenbrenner, tutt’altro che sconosciuta tra docenti, formatori e specialisti di modelli didattici, che ha gettato le basi per il cognitivismo ecologico e il costruttivismo ecologico. L’Osservatorio Formazione AIB ha suggerito in questi ultimi anni di prestare una particolare attenzione al secondo.

Per capire quanto interesse potesse destare questo ruolo di partecipazione eco-attiva nell’associazione, abbiamo inserito un ulteriore quesito nel questionario di valutazione del corso AIB 2021. Così hanno fatto altre sezioni su suggerimento dell’Osservatorio Formazione. Durante la giornata delle biblioteche lombarde Nicolò Viviani e Samuele Camnasio sono stati portavoce dei risultati ottenuti, mentre Francesca Nidola ha commentato il gioco di parole fra “ecoguide” e “e-con(n)guide” in cui  “E” sta per congiunzione di persone, idee, competenze; “CO(N)” sta per connessione, relazione, confronto; “GUIDE” dà invece l’idea di qualcuno che accompagna, indica una strada senza forzare la mano,  lascia liberi di scegliere concretamente cosa fare. Con i corsisti si è discusso su come superare una formazione ready-made e su come dare concretezza al percorso formativo condividendolo fin da subito nella propria realtà lavorativa.

Ecoguide o eco(n)guide che siano, ciò che emerso è stata l’esigenza di farsi voce sottile e solidale fra colleghi che si associano non per scopi sindacali o privatistici, ma per ricreare quello spirito che una volta animava le corporazioni. Ci si aiutava vicendevolmente, si ereditava un lavoro. Oggi lo facciamo anche per aumentare il livello medio delle nostre competenze. Un impegno graduale e progressivo che non conosce fine, perché si innesta nello sforzo di una resilienza a cui tutti ci sentiamo chiamati, e non solo ultimamente.

Riferimenti (ultima consultazione alla data del 01.4.2021)

www.aib.it/struttura/sezioni/lombardia/2021/89059-xxix-giornata-delle-biblioteche-lombarde/

https://www.aib.it/attivita/2020/86844-ghostbusters-in-biblioteca-strategie-per-facilitare-lincontro-con-i-pubblici-che-cambiano/

https://www.aib.it/attivita/2020/85326-guerrilla-libraries-information-literacy-e-cittadinanza-digitale/

Viviana Vitari

Bibliotecaria

AIB CER sezione Lombardia (formazione, innovazione)

viviana.vitari@aib.it