“Quando si comincia si è già a metà strada.” Per la storia di una collana editoriale di qualità

Raimondo Di Maio è da molti anni un brillante libraio ed editore napoletano, ben noto per la  Libreria Dante & Descartes ma anche per la sua attenzione ai libri di piccolo formato. Nella linea che abbiamo inaugurato per “AIB Notizie”, di confronto con  rappresentanti delle famiglie professionali a noi vicine, ospitiamo con grande piacere un suo intervento su una particolare collana editoriale.

“Quando si comincia si è già a metà strada”. Con questo adagio salutiamo il progetto bibliografico e bibliofilo ”Collane”, nato con l’intenzione di raccontare e documentare la memoria delle collane  editoriali,  ricostruendo le esperienze e le scelte intellettuali, individuali o collettive, capaci di inventare quei contenitori-guida di idee e progetti che sono appunto le “collane” nell’editoria moderna.

La SimOn di Siena inaugura la collana, affiancando la precedente impresa altrettanto meritoria chiamata “Editori”, con l’affascinante ricostruzione de “La zattera. Bompiani (1942-1945)” di Fabrizio Mugnaini  (prefazione di Alberto Cadioli, pp. 78 con 51 riproduzioni, copertine e sovra copertine, a colori nel testo € 15,00).

“La zattera” fu ideata da Cesare Zavattini e pubblicata nel 1942 da Valentino Bompiani con l’inusuale piccolo formato in 24°. E’ bene ricordare come le dimensioni del libro moderno sono determinate dal formato del foglio di carta impiegato che viene piegato più volte su se stesso, dando origine al fascicolo contenente fogli. Così la collana “La zattera”, che doveva far risparmiare carta, piegava un foglio 24 volte, corrispondente a 48 pagine, per un’altezza di 13 centimetri e  una larghezza di 8. Il “rimpicciolimento” del formato e dei caratteri era stato imposto dalle difficoltà dell’economia di guerra, un momento storico terribile quando  mancava il pane da mangiare e la carta per stampare e presto il Paese sarebbe stato tagliato in due.

Di quegli anni un altro grande editore Giulio Einaudi, nei Frammenti di memoria (1988) ricordava: “Sin dall’inizio della mia attività, diedi quindi grande importanza alla qualità della carta, e con dolore durante la guerra fui costretto a usare carta di pasta di legno, carta che col tempo sarebbe ingiallita…”. Allora l’uscita dei libri era spesso accompagnata  da un “Avviso”, un foglietto o un timbro – così Frassinelli o Mondadori –,che giustificava al pubblico l’impiego di carta di pessima qualità, non nivea né duratura. Il geniale  Zavattini, collaboratore di Bompiani, suggerì l’annuncio: “Amico lettore non ti meravigliare se vedrai i nostri libri impropriamente rimpiccioliti. Siamo in guerra e la carta scarseggia”. Concetto proposto nuovamente dallo stesso Bompiani, il 19 giugno 1942, nel comunicato stampa, riportato nel volume di Mugnaini, dove dichiara: “Tutto è subordinato alle necessità del paese in guerra; anche i libri”. Bompiani fu geniale perché,  come eccellentemente racconta Mugnaini, riuscì a trasformare la necessità in virtù e le difficoltà in un’opportunità di qualità. Lanciò novità letterarie traducendo autori nuovi e sistemò quelli già apparsi, gli italiani, con ripensamenti e un nuovo ordine dei volumi. Tutte informazioni registrate da Mugnaini  che dedica un’ampia e puntuale scheda a ciascun libro. Vogliamo dire che rimpicciolire il formato rimandava alla portabilità del libro come già avvenuto con la sorprendente edizione dei “Breviari intellettuali” dell’Istituto Editoriale Italiano di Umberto Notari, elegante collana nata nel 1915 con il suggerimento di tenere il libro in tasca o nella giberna. E Bompiani,  allo stesso tempo,  seppe scrutare il futuro, perché fu consapevole di star inaugurando, per l’Italia, l’archetipo del nuovo libro tascabile.

Con audacia pensiamo che probabilmente in quegli anni si compì il lungo viaggio del libro moderno, che da mezzo del sapere e strumento professionale diventava finalmente centro della vita moderna e inseparabile compagno di viaggio del lettore. Nell’articolo del critico letterario Pietro Trompeo (Il libro nel sacco, 6 ottobre 1946, “Il Nuovo Corriere della Sera”), leggiamo: “Negli anni scorsi (e non è ancora dappertutto finito), quanti degli uomini cui i libri sono un alimento necessario, sloggiando o fuggendo all’improvviso, dovettero scegliersi, fra tutti, un libro solo da ficcare in valigia o nel sacco o in tasca?”  E nella documentata storia dei Manuali Hoepli, Alessandro Assirelli, racconta che nel dopoguerra i manuali pratici e teorici, divennero talmente popolari da condizionare i sarti a cucire le tasche esterne delle giacche maschili nella misura undici per sedici cm. in modo da contenere un manuale.

​Fabrizio Mugnaini ha dunque il grande merito di conoscere e saper raccontare con stile chiaro la storia dei 24 libri, tanti furono quelli pubblicati nella collana in 24°, italiani e stranieri, editi e inediti. Si chiude questo libro sicuri di aver appreso la storia di un fantastico progetto editoriale: “La zattera” sembra diventata un po’ un’Arca, come ben documentato dall’autore di questo interessante segmento di storia di libri nell’epoca del diluvio informatico e Mugnaini ha saputo usare la modalità di chi ha scritto una storia ritenendola importante non per sé, ma in sé, offrendola a noi forse pochi, ma molto fortunati lettori di oggi.

 

Raimondo Di Maio