Sentire digitale: quali competenze per i bibliotecari?

Il Laboratorio di Biblioteconomia Sociale e Ricerca Applicata alle Biblioteche (BIBLAB- Sapienza Università di Roma) il 20 febbraio scorso ha organizzato presso la Facoltà di Lettere e Filosofie della Sapienza Università di Roma il seminario Sentire digitale: quali competenze per i bibliotecari? L’iniziativa, patrocinata dalla Sezione Lazio dell’AIB, ha visto la collaborazione di ICCU e di Egina (European Grants International Academy), soggetti partner del progetto Erasmus+ ADELE Advancing Digital Empowerment of Libraries in Europe.

I relatori hanno dialogato tra loro e con i presenti a partire da una domanda lasciata sul tavolo, nelle prime battute di introduzione, dalla direttrice di BIBLAB Chiara Faggiolani: nel contesto contemporaneo e di fronte alle trasformazioni che il digitale sta portando nelle vite di tutti noi, le biblioteche sono l’infrastruttura culturale di cui avremo bisogno? 

Nella prima sessione del seminario sono stati presentati strumenti di analisi e autoanalisi al servizio delle biblioteche e l’esito di alcune ricerche che hanno indagato il rapporto che i bibliotecari intrattengono con gli ambienti digitali. Nella seconda parte della mattinata sono stati invece offerti degli approfondimenti su due progetti che hanno saputo sfruttare le tecnologie digitali per offrire una proposta culturale realmente innovativa per la società.

Maddalena Battaggia, ricercatrice di BIBLAB e Presidente AIB Lazio, ha introdotto il tema dell’incontro definendo il concetto di “sentire digitale” come la relazione, complessa e talvolta contraddittoria, che i bibliotecari intrattengono con gli ambienti digitali. Una formulazione che è frutto dell’attività di ricerca applicata condotta dalla ricercatrice all’interno del progetto Sapere Digitale. Educazione civica digitale in biblioteca negli anni 2020-21 e 2022-23. Le indagini hanno esplorato le competenze e l’autopercezione dei bibliotecari di Piemonte e Valle d’Aosta in relazione al digitale. Attraverso l’analisi dei dati emersi e la costruzione di ‘archetipi’ di bibliotecario in relazione con gli ambienti digitali (bibliotecario consapevole; bibliotecario respingente…), queste ricerche hanno restituito una lettura del mondo dei professionisti delle biblioteche preziosa per riflettere sulle strategie da adottare per avvicinarli a ricoprire il ruolo di facilitatori a supporto dell’educazione civica digitale della società.

Flavia Massara, collaboratrice di ICCU per i progetti europei, e Elisabetta Mei, project manager dei progetti Erasmus di Egina, hanno presentato ADELE un progetto cofinanziato attraverso il programma Erasmus+, che vede ICCU collaborare in partnership con altre istituzioni ed enti no-profit di diversi paesi europei per la realizzazione di strumenti di rivolti ai responsabili e al personale delle biblioteche, ma anche agli utenti, per valutare la preparazione digitale delle biblioteche. Il tool ADELE, nato dall’adattamento al contesto bibliotecario di SELFIE (Self-reflection on Effective Learning by Fostering the use of Innovative Educational technologies), affinato grazie alla collaborazione di una rete internazionale di 100 biblioteche, si presenta ora come uno strumento personalizzabile che permetterà alle biblioteche di condurre delle campagne di raccolta di dati ricorrenti e strutturate utili a pianificare attività di miglioramento sulle competenze o sull’offerta di strumenti digitali.

Maria Cristina Mataloni, coordinatrice dell’Area di attività per lo sviluppo e il coordinamento del catalogo e della rete del Servizio Bibliotecario Nazionale di ICCU, ha presentato le Teche per la gestione del digitale messe a punto da ICCU, per poi soffermarsi sul nuovo portale delle biblioteche italiane, Alphabetica, che permette di interrogare le banche dati gestite dall’ICCU e alcune banche dati esterne. Dopo un’analisi dell’utenza potenziale di riferimento condotta da ICCU in collaborazione con BIBLAB, è stata realizzata una piattaforma orientata ad un’utenza non specialistica per favorire, attraverso il digitale, un’integrazione dei cittadini sul piano culturale e sociale. L’accesso a tipologie documentarie molto varie all’interno di un unico ’ecosistema digitale’, tale da abbattere i tradizionali confini tra prodotti culturali, la riorganizzazione e l’integrazione dei contenuti puntano inoltre a favorire un’esperienza individuale di reale contaminazione tra saperi e di esplorazione al di fuori degli schemi specialistici predeterminati.

Fabio Mercanti, dottorando del dottorato nazionale in Heritage Science, ha presentato MLOL Storie, un’applicazione web di digital storytelling disponibile sui portali di MediaLibraryOnLine. Lo strumento permette di creare contenuti narrativi a partire dal ricchissimo materiale digitalizzato dagli istituti culturali sfruttando lo standard IIIF per l’interoperabilità delle immagini tra repository diversi. L’applicazione fornisce all’utenza funzionalità aggiuntive attraverso le quali è possibile costruire degli spazi per l’apprendimento. Le diverse “storie” mostrano come un documento digitale, inserito in un contesto didattico, costituisca un learning object in grado di valorizzare i documenti in nuovi scenari culturali e possono inoltre diventare il nodo di una rete di relazioni tra diverse istituzioni culturali (università, scuole, biblioteche…).

I contributi di aggiornamento e ragionamento dei diversi relatori hanno dunque permesso di mettere a fuoco le strategie di intervento perché le biblioteche possano essere l’infrastruttura culturale di cui avremo bisogno: quel luogo di attivazione e produzione culturale, di mediazione tra il mondo digitale e le persone che occorre per la costruzione di una società informata e democratica.

Arianna Terzi

arianna.terzi@cultura.gov.it

Studentessa della scuola di specializzazione in beni archivistici e librari; collaboratrice dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU)