Speciale IFLA 2012

Tra Information Literacy e formazione professionale: spunti dalla satellite conference di Tampere
Tra l’8 e il 10 agosto si è svolta a Tampere la Satellite Conference “The Road to Information Literacy: Librarians as Facilitators of Learning” organizzata congiuntamente dagli Standing Committees IFLA Continuous Professional Development and Workplace Learning (CPDWL) e Information Literacy. Ho avuto la fortuna di partecipare attivamente all’organizzazione, un’esperienza significativa e che mi ha fatto crescere, ma c’è qualche altro aspetto da sottolineare, per chi non vi avesse mai preso parte, ovvero quanto una Satellite Conference sia un ambiente collaborativo. Il numero di partecipanti limitato facilita la comunicazione e si finisce per incontrare praticamente  tutti gli altri, inoltre il focus estremamente preciso sui temi delle sessioni (non più di 3 contemporanee) favorisce il confronto durante i momenti di pausa. Non irrilevante è il programma fitto di eventi: oltre alle sessioni si svolgono visite alle biblioteche ed eventi sociali (siamo stati ricevuti al Municipio di Tampere) che fanno sì che si viva insieme per quasi tre giorni, ed è inevitabile che si finisca per comunicare, scambiare esperienze e punti di vista, e a volte gettare le basi per future collaborazioni.
Per questo motivo, oltre che per i temi sviluppati dai relatori, si può ottenere un’impressione generale su quali siano le idee che circolano tra i professionisti impegnati sul campo in un contesto internazionale, un’esperienza difficile da ricreare altrove, anche alla WLIC IFLA, inevitabilmente più dispersiva.
A Tampere la riflessione comincia da Kirsti Lonka, e si svolge intorno allo sviluppo dell’apprendimento come un processo attivo di costruzione della conoscenza attraverso
la collaborazione. L’e-learning è morto (afferma facendomi sobbalzare sulla sedia) poi comprendo: è morto il concetto di un metodo “diverso” perché fa uso della tecnologia;
quest’ultima fa parte della quotidianità, e deve quindi entrare a far parte dell’apprendimento. Se confiniamo i social networks, i cellulari, i tablet all’ambiente extrascolastico
otteniamo solo che vengano visti come strumenti di svago e mai di apprendimento, e che a scuola i ragazzi si sentiranno “senza mani”e annoiati. Il lavoro del docente è mantenere l’attenzione costantemente desta in un equilibrio tra ansia e noia, tra nuove sfide e competenze esistenti, in modo che l’apprendimento scorra e si costuisca in modo critico. Il giorno dopo Carol Kulthahu, riprendendo il suo noto modello, sottolinea l’importanza della componente affettiva nella Guided inquiry, un processo che porta ad un apprendimento costruttivista e collaborativo che ben si presta a sviluppare un atteggiamento che duri per tutta la vita.
Il tema “Il bibliotecario come facilitatore dell’apprendimento” inevitabilmente richiede una riflessione sul ruolo del professionista all’interno della sua organizzazione e sulla sua preparazione. Provocatoriamente, Andrew Whitworth commenta sull’auto-referenzialità dei bibliotecari delle università, per i quali sarebbe invece fondamentale imparare a rapportarsi con il corpo accademico, a coinvolgerlo nelle loro attività, perché è da lì che arrivano i finanziamenti.
Un atteggiamento proattivo è fondamentale anche nella formazione professionale, che non deve venire percepita come qualcosa che viene fatto ALLE persone, ma CON le persone: i cani possono venire addestrati, le persone vanno coinvolte. Dopo questo scossone iniziale cominciamo a sentir parlare di progetti concretamente attuati, sia di formazione dei bibliotecari (Lisa Janicke Hinchliffe riferisce sull’Immersive Professional Development sviluppato dall’ACRL – Association for College and Research Libraries, e Louise Doolan sull’implementazione di Primo alla British Library) che degli utenti (agli studenti di dottorato presso l’Università di Bergen, nell’open distance learning alla University of South Africa e molti altri).
L’atmosfera generale è molto collaborativa, i bibliotecari presenti sono alquanto giovani, specie se confrontati con la media italiana, e molti di essi sono interessati all’esposizione di casi e soluzioni concrete più che alla teoria. Durante le relazioni mi colpisce sentir lamentare la scarsa competenza critica nel fare ricerca degli studenti dei primi anni di corso delle università americane (secondo la relatrice è perché i bibliotecari scolastici li abituano a trovare il materiale già confezionato); inoltre Juanita Jara de Sumar si pone il problema di creare un piano per passare le competenze all’interno dell’organizzazione per fronteggiare l’avvicendamento del personale che va in pensione. Conclude questo mio schizzo l’entusiasmante visita alla Biblioteca pubblica di Tampere. L’edificio attuale, detto Metso, è stato costruito nel 1978, e la guida “Lonely Planet” lo cita come una delle cose da non perdere a Tampere. La direttrice della Biblioteca che ci accoglie (e che vedremo poi sul palco dell’IFLA WLIC) ci confida che non ci sono problemi di soldi, ma ci chiede di non diffondere la voce (perciò per favore non ditelo a nessuno). La biblioteca è bella, viva, con una sezione musicale dove si cura l’aspetto sociale – Internet cambia il rapporto con le collezioni di musica – e la collezione bibliotecaria continua per la musica classica e gli spartiti musicali, mentre si offrono delle sale insonorizzate con gli strumenti a disposizione del pubblico per chi vuole imparare a suonare.
Vorrei chiudere con i poster, ricordando anche i due apprezzatissimi contributi italiani di Giulia Valentini e Laura Montinaro dell’Università di Modena e Reggio Emilia e di Massimo Ferrante dell’Università di Padova. Gli atti sono già pubblicati e distribuiti, come nella tradizione dello SC SCPDWL, all’apertura dei lavori. Buona parte della relazioni non contenute nella pubblicazione sono comunque raggiungibili dal sito della Satellite Conference.
fontanin@pug.units.it

Cinque persone da conoscere…
Cinque persone da conoscere è stato il primo compito assegnato da Susan Schnuer, co-convenor dell’IFLA Satellite Meeting “Road to Information Literacy: Librarians as facilitators of learning”, ai partecipanti durante il saluto iniziale del convegno tenuto a Tampere in agosto.
Lo scopo del compito era incontrare, fin dal brindisi di benvenuto, i colleghi presenti e conoscere realtà ed esperienze diverse e noi, due “giovani” bibliotecarie dell’Università di Modena e Reggio Emilia, per la prima volta ad un convegno IFLA, ci sentivamo emozionate di fronte all’esperienza di molte colleghe competenti e autorevoli. Tutti hanno cercato di metterci a nostro agio e di coinvolgerci nelle chiacchierate che sono seguite da
quel momento in poi, nelle pause tra gli incontri e nelle occasioni di convivialità che si alternavano alle sessioni di lavoro, come il ricevimento presso il vecchio municipio della città o la cena ufficiale.
Partecipavamo al meeting per presentare un poster il cui slogan era: “How do we promote IL in our community? We deal with people, rather than promote things since trained people make the best business cards in the eyes of the Stakeholders”, incentrato sulle attività di formazione rivolte a utenti e bibliotecari organizzate dal nostro Sistema Bibliotecario di Ateneo, che rappresentavamo in quella occasione. Prima di partire ci sentivamo intimorite all’idea di illustrare la nostra esperienza davanti a colleghi che avrebbero invece proposto teorie o pratiche di lavoro forse lontane dalle possibilità del nostro contesto. La prima cosa che ci ha colpito è stata invece la volontà di tutti i partecipanti di condividere e valutare tutte le realtà rappresentate. E, a ben riflettere, anche le esperienze di sistemi bibliotecari grandi, più grandi del nostro, come ad esempio la Queensland University of Technology, con la molteplicità di attività innovative offerte per facilitare l’apprendimento degli utenti, non sono così sideralmente inarrivabili come avevamo temuto.
Nel corso dei due giorni si sono succedute a ritmo serrato diverse sessioni di lavoro. Se quelle iniziali della mattina erano incentrate sulla teoria, come ad esempio lo studio e la progettazione dello spazio di apprendimento fisico, virtuale, sociale e mentale dei digital natives, illustrato da Kirsti Lonka dell’Università di Helsinki, le sessioni che seguivano hanno riportato quasi sempre le specificità di singole biblioteche, nate in un preciso contesto e portate avanti grazie a sensibilità e capacità professionali, realtà con le quali potevamo confrontarci direttamente.
Cooperazione e scambio di pratiche sono due parole chiave che riflettono ciò che maggiormente ci ha colpito non solo del clima che si è respirato durante il meeting, ma proprio del contenuto di alcune delle presentazioni.
Tra queste ricordiamo quella illustrata dai norvegesi Eystein Gullbekk e Tove Rullestad dal titolo “A partner in Reserach and Learning: Library Staff and PhD Students”. Il progetto prevede tra l’altro la realizzazione di un database di termini per le ricerche bibliografiche, implementato dalla collaborazione di bibliotecari e dottorandi e portato avanti da diverse biblioteche universitarie norvegesi. Cooperazione quindi come metodologia di lavoro tra bibliotecari ma anche come strategia per sviluppare servizi in tandem con diversi organi e uffici di una o più istituzioni accademiche. Sempre dalla Norvegia arriva l’idea di promuovere i corsi di IL alla luce del Quadro Europeo per le Qualifiche (EQF) rafforzando così il ruolo delle biblioteche universitarie come partner formativo, cosa che ha richiesto la ridefinizione di ruoli e competenze dei bibliotecari coinvolti (”The European/Norvegian Qualifications Framework as Tool for Embedding Information Literacy”).
Sorprendente e ricca di spunti anche la poster session: tanti bibliotecari nell’area adibita all’esposizione, desiderosi di scambiare opinioni e idee su quanto si fa in altri contesti, come alla Malmö University Library dove si ricercano flessibilità e adattabilità del personale bibliotecario promuovendo la condivisione di esperienze e competenze tra colleghi. Il loro poster si concentrava sulle attività realizzate dal Pedagogical Team responsabile della formazione dei bibliotecari, in particolare il Pedagogical Cafè e il Critical Friend, una sorta di peer coaching realizzato in un ambiente rilassato ma stimolante, sicuramente un’idea da approfondire. Si tratterà ora di condividere con i colleghi questi spunti e tradurli nel
nostro lavoro quotidiano.
laura.montinaro@unimore.it
giulia.valentini@unimore.it

Costruire biblioteche e bibliotecari scolastici forti: note a margine delle attività dell’IFLA School Library and Resource Centers Section nell’ambito dell’IFLA WLIC 2012

L’IFLA SLRC Section festeggia quest’anno 35 anni di attività che ha registrato, proprio nell’ultima conferenza IFLA tenutasi a Helsinki, interesse e partecipazione – rispetto alle edizioni precedenti – davvero inusuali, da considerarsi un segnale della sua vitalità e utilità.
Già a Puerto Rico, nel 2011, si era registrato un aumento di partecipanti ma, quest’anno, le due intense riunioni della Sezione hanno visto entrambe – tra componenti dell’IFLA SLRC e osservatori – quasi una trentina di rappresentanti di paesi diversi (Norvegia, Iran, Nigeria, Francia, USA, Canada, Regno Unito, Russia ecc.). I partecipanti hanno riferito della situazione nei rispettivi paesi e grande è stato lo sconcerto generale nell’apprendere i problemi dei docenti bibliotecari italiani, i quali hanno espresso tutta la loro solidarietà. Per quanto riguarda l’attività della Sezione, i compiti principali che si è data sono la revisione del Manifesto e delle linee guida, l’elaborazione del pacchetto formativo sull’advocacy delle biblioteche
scolastiche e la prossima conferenza IFLA a Singapore.
I documenti di riferimento per il settore delle biblioteche scolastiche necessitano di una revisione, se non di una riscrittura, che tenga conto dei cambiamenti sociali, economici, tecnologici, educativi. Cambiamenti stanno avvenendo anche nei sistemi scolastici in vari paesi, con il conseguente varo di nuovi curricoli nazionali a cui la biblioteca scolastica non può restare indifferente. I nuovi curricoli prevedono talvolta esplicitamente (come in Svezia) la biblioteca scolastica, ma più spesso bisogna cercare tra le pieghe (della normativa, del sistema scolastico, del curricolo…) la sua legittimazione. Proprio nelle situazioni più deboli, risultano utili documenti di indirizzo e riferimento che aiutino i bibliotecari scolastici, che spesso operano nell’isolamento e faticano a fare comprendere l’utilità del loro lavoro. Pertanto, verrà effettuata una radicale revisione del Manifesto, sulla base del lavoro già svolto nei mesi scorsi che aveva evidenziato vari punti non più particolarmente significativi. Tra le 25 revisioni, anche il nome della Sezione che tornerà ad essere – più semplicemente e chiaramente – School Libraries, considerata l’ambiguità del termine “Resources Centers” che in molti paesi indica i centri risorse locali o regionali a supporto della didattica o delle biblioteche pubbliche e scolastiche.
Un altro lavoro impegnativo, ma che sta già dando tante soddisfazioni, è quello dell’elaborazione di “School Libraries on the Agenda”, progetto biennale finanziato dall’IFLA per la realizzazione di modulo formativo sull’advocacy delle biblioteche scolastiche. Tale pacchetto è frutto del lavoro congiunto IFLA e IASL, sulla traccia della positiva esperienza per il volume Global Perspectives on School Libraries: Projects and Practices (curato da Dianne Oberg e la scrivente) e il convegno EMMILE (Milano 27-29 febbraio 2012), e si colloca nell’azione strategica dell’IFLA “Building Strong
Library Associations” (BSLA). Il gruppo di lavoro, coordinato da Dianne Oberg (Univ. Alberta, Canada), ha lavorato in maniera particolarmente alacre nei mesi scorsi (per timore di non stare nei tempi) e, di fatto, grazie anche al contributo consistente di Lesley Farmer (Univ. California, USA) e degli altri componenti, ha portato a termine l’insieme del modulo. La 41.a Conferenza IASL (Doha, Qatar, 11-15 novembre 2012) offre l’occasione per
testare il lavoro in un workshop inserito nel programma della conferenza, in programma per il 14 novembre.
Fondamentale risulta il feedback dei partecipanti e, sulla base degli esiti di questa importante verifica, verrà ulteriormente messo a punto per poter essere ufficialmente presentato e rilasciato il 24 agosto 2013 a Kuala Lumpur, Malaysia (in una post-conference dell’IFLA WLIC 2013) e subito dopo, tra il 27 e il 30 agosto, a Bali (42. Conferenza IASL). Il team ha sinora lavorato via e-mail, utilizzando Google docs e un wiki, allestito da Lourense Das, e confrontandosi in riunioni on line, nella piattaforma TappedIn, coordinate da Lesley Farmer, autrice della prima bozza del manuale e di alcune risorse collegate. Il pacchetto comprende vari studi di caso, tra cui Canada (Jeff Hasinchuk), Norvegia (Siri Ingvaldsson), Svezia (Helle Barrett), ALIES – A Library In Every School (Lourense Das), Indonesia (Diljit Singh). Quello italiano, che comprende anche “una Biblioteca In Ogni Scuola” (BIOS) e “I libri? Spediamoli a scuola!”, viene presentato dal vivo il 14 novembre 2012. Il modulo formativo mira a far acquisire le competenze necessarie per rafforzare il ruolo delle associazioni bibliotecarie, rendere più visibili e forti le biblioteche e la professione bibliotecaria, anche quando si esprime nel contesto scolastico.
Un ulteriore impegno è quello dedicato all’organizzazione del convegno congiunto con l’Information Literacy Section dell’IFLA, da tenersi nell’IFLA WLIC 2013. La fattiva collaborazione tra associazioni (come dimostra l’esperienza con la IASL) e le altre sezioni IFLA porta a risultati positivi, come ha dimostrato anche il successo della sessione 118 organizzata quest’anno con la Public Libraries Section “Friends or Foes — public and school libraries a force for change for creating smart communities” e svoltasi il 14 agosto scorso. I relatori sono intervenuti rispettivamente sui fattori che influiscono sui positivi risultati conseguiti dalla Finlandia nel PISA e sulla necessità di potenziare le biblioteche scolastiche (Pirjo Sinko del Finnish National Board of Education, Helsinki); Claude Poissenot (University of Nancy, Nancy, France) sulle ragioni che, a suo parere, sono alla base della freddezza, in Francia, tra biblioteche pubbliche e quelle scolastiche, soprattutto a seguito dello sviluppo di queste ultime; Siri Ingvaldsen (University of Agder, Kristiansand, Norway) sul programma norvegese di rilancio delle biblioteche scolastiche; Pirkko Lindberg e Tuija Polo-Koret (Oulu City Library, Oulu, Finlandia) sulle caratteristiche dell’innovativo Ritaharju Learning Center; Chantal Brodeur (Réseau des bibliothèques de Repentigny, Repentigny, Quebec, Canada) su “Le Fouineur”, un programma integrato che da anni contribuisce al successo formativo
degli studenti; Graciela Perrone (e altri) sul progetto di cooperazione tra biblioteche scolastiche e pubbliche in Argentina a sostegno di un’istruzione di qualità; Hao-Ren Ke (Graduate Institute of Library & Information Studies, National Taiwan Normal University, Taipei, Taiwan, China) sui risultati di una ricerca sulla cooperazione tra biblioteca scolastica e pubblica e Ritva Nyberg sul progetto di cooperazione tra Finlandia e Namibia.
Un’altra positiva collaborazione è quella che si è svolta per la realizzazione della sessione 160 “Surprising Libraries!”, organizzata dalle sezioni Public Libraries, Libraries for Children and Young Adults e School Libraries and Resource Centers, svoltasi a Ferragosto, in una biblioteca davvero “surprising” – anche per il cane, paziente ascoltatore delle letture (spesso molto incerte) dei piccoli utenti con difficoltà -, la Sello Library a Espoo, poco lontano da Helsinki.
Un appuntamento importante a cui sta lavorando la Sezione SLRC è il Midyear Meeting (che si svolgerà il 10 aprile 2013) a Oslo, accompagnato – l’11 aprile – da un incontro internazionale sull’information literacy, ad accesso libero (previa registrazione). Il programma prevede relazioni di Dianne Oberg, Barbara Schultz-Jones e altri; comprende anche il pranzo e la visita a una biblioteca scolastica.
La soddisfazione per i passi compiuti dalla Sezione negli ultimi anni e l’impegno per quelli a venire (tra cui anche l’implementazione delle pagine web) trapelano anche dal messaggio che, in occasione dell’International School Library Month, la Chair Randi Lundvall ha pubblicato nella pagina della SLRC in cui non ha mancato di esprimere gli auguri per i bibliotecari scolastici italiani alle prese con la difficile situazione (di cui si è reso conto nello scorso numero). Chissà che tra
i sui successi non si possa anche scrivere, nel prossimo futuro, quello di aver contribuito, con la nostra AIB e altri, a incidere positivamente per il riconoscimento della professione anche in Italia… Intanto, i lavori della Sezione proseguono a ritmo sostenuto e chi voglia unirsi (visto che sono aperte le candidature) per rendere più forte la biblioteconomia scolastica è il benvenuto.
luisa.marquardt@gmail.com